- Steve Augeri - voce
- Neal Schon – chitarra e voce
- Ross Valory – basso e voce
- Deen Castronovo – batteria e voce
- Jonathan Cain – tastiera, chitarra e voce
1. Faith In The Heartland
2. The Place In Your Heart
3. A Better Life
4. Every Generation
5. Butterfly (She Flies Alone)
6. Believe
7. Knowing That You Love Me
8. Out Of Harms Way
9. In Self-Defense
10. Better Toghether
11. Gone Crazy
12. Beyond The Clouds
13. It’s Never Too Late
Generations
Il ritorno a lungo atteso e pubblicizzato dei Journey è una realtà che conferma per l’ennesima volta le doti compositive ed esecutive del gruppo AOR per eccellenza: Generations presenta tredici brani di cui buona parte presentano “numeri” degni del gruppo e ben poche cadute di tono.
Caratteristica particolare del nuovo lavoro è la scelta di far cantare almeno una canzone da ogni membro della band (il batterista Deen Castronovo se ne accaparra addirittura due), il che da un lato concede maggior varietà interpretativa per le orecchie dell’ascoltatore ma forse chiude un po’ in un angolo il bravissimo Steve Augeri, che canta “da protagonista” solo otto track su tredici.
L’inizio delll’album è da ricordare, grazie alle melodie in puro Journey style di Faith in the Heartland, un pezzo che conquista al primo passaggio e che vanta armonie da brividi sia nel refrain che nella parte introduttiva. Steve Augeri già in questo brano canta egregiamente dimostrando di avere veramente un’ugola d’oro.
Anche il successivo, ossia The Place In Your Heart, è un bel pezzo di Hard Rock melodico che pone sugli scudi, questa volta, il leggendario chitarrista Neal Schon, autore di un bellissimo assolo.
La track successiva, A Better Life, vede dietro al microfono il “primo ospite”, ossia il batterista Deen Castronovo, che con un’interpretazione sofferta e drammatica fa svettare in modo egregio il pezzo, un mid tempo emozionante, drammatico e molto dolce.
Il cd continua con l’esecuzione di Every Generations, bella song di classico Hard Rock rovinata in parte dall’interpretazione alla voce di Jonathan Cain, decisamente più in gamba alle tastiere, che in questo caso si esprimono al massimo livello con passaggi rock’n’roll di piano molto suggestivi.
Due pezzi non particolarmente importanti, che verranno dimenticati in fretta, sono poi In Self-Defense, un hard rockkettone cantato dalla voce roca di Neal Schon e Gone Crazy, un rock’n’roll in cui dietro al microfono troviamo la voce bassa e cavernosa di Ross Valory, formidabile bassista, che ci offre alcuni minuti di pazzia southern-AOR (con tanto di armonica).
Altri pezzi decisamente riusciti sono invece, ad esempio, Butterfly (un lento toccante) e la cadenzata Believe, che ci consegnano brani senza i classici corettoni e facili melodie dei Journey ma che colpiscono comunque abbondantemente nel segno.
Il resto dell’album presenta un pugno di song più classiche che si fanno apprezzare parecchio, come It’s Never Too Late (cantata ancora da Deen Castronovo) e Better Togheter, due rock song che infettano a dovere l’animo del fan di questo genere musicale, grazie ad un riffing fenomenale.
In conclusione possiamo affermare che i Journey rimangono una certezza anche se per questa nuova uscita i nostri hanno preferito scrivere canzoni che ponessero un po’ meno l’attenzione sulla confezione del coro a vantaggio del pacchetto canzone. Forse in Generations non ci sono i Journey più diretti che tutti conoscono ma sicuramente l’album merita parecchio.