- Gary Lightbody - voce, chitarra
- Paul Wilson - basso
- Jonny Quinn - batteria, percussioni
- Nathan Connolly - chitarra
- Tom Simpson - tastiere
1. You're All I Have (04:33)
2. Hands Open (03:17)
3. Chasing Cars (04:27)
4. Shut Your Eyes (03:17)
5. It's Beginning to Get to Me (04:35)
6. You Could Be Happy (03:02)
7. Make This Go on Forever (05:47)
8. Set the Fire to the Third Bar (featuring Martha Wainwright) (03:23)
9. Headlights on Dark Roads (03:30)
10. Open Your Eyes (05:41)
11. The Finish Line (03:28)
Eyes Open
Premessa: parlare di Eyes Open non è cosa semplice. Non lo è per una molteplicità di motivi che non vorremmo star qui ad elencarvi. Gli Snow Patrol ritornano sul palcoscenico tre anni dopo il successo di Final Straw ed i riconoscimenti di una platea di fans più folta ed appassionata che mai. Tornano con queste undici tracce ammiccanti, con un disco che tuttavia si presenta ai nastri di partenza tra tante (troppe) aspettative ed una pletora di giudizi (troppo) positivi già prima di averlo inserito nel lettore. La prima impressione, ahinoi, è che gli Snow Patrol abbiano corso il serio rischio di perdersi, nel comporre melodie e liriche di questo Eyes Open. Lo si evince dalla spiccata tendenza di questo disco a voler conquistare subito, senza troppi convenevoli, un ascoltatore che dalla band capitanata da Gary Lightbody si aspetterebbe qualche in più.
Aspettative legittime, a dire il vero, dopo le faville ed il meritato successo di Final Straw. Questo disco gli somiglia, eppure non gli somiglia per niente, perché la componente fondamentale manca come il pane: creatività. Sembra ripercorrere le tracce pimpanti e disincantate del lavoro che ha di fatto lanciato gli Snow Patrol nel novero delle band "del momento", ma Eyes Open fa tutto questo in maniera sfacciata, proponendoci alcuni clichè evitabili e sicuramente non corrispondenti alle potenzialità della band di Dundee.
You're All I Have, per esempio, è canzone che si muove attorno ad una ritmica incalzante, rimanendo nel contempo abbastanza spenta. Tocca ad Hands Open, singolo di lancio, riportare in quota gli Snow Patrol, con effetti sonori distorti che impattano nel muro sonoro delle percussioni sulle quali Mr Johnny Quinn picchia all'impazzata.E' con Chasing Cars che si ritorna a respirare un po' di quell'aria scozzese. Quella cui gli Snow Patrol ci avevano abituati con Final Straw, tanto a voler esser chiari. Il pezzo è denso di melodie ipnotiche e pregno di quell'atmosfera quasi fatata che i campanelli già sentiti in qualche altro pezzo storico della band contribuiscono a rendere ancor più peculiare. La ballata, perché di questo si tratta, si snoda senza cambi di rotta, tra effetti sonori nascosti ed un'arpeggio di chitarra che si intreccia con il riverbero del pianoforte e delle tastiere. Pezzo forte? Può darsi.
L'incedere del disco è quasi incerto, a testimonianza della piccola debacle di Lighbody & Co. in questo Eyes Open. Manca il sale, diciamocelo. Manca nelle scontate Shut Your Eyes e It's Beginning to Get to Me. C'è appena un pò di quella dolcezza tipica degli ormai vecchi Snow Patrol in You Could Be Happy, altro momento emotivo del disco. Ma non c'è tutto quello che ci si aspetterebbe dalla band scozzese.Il finale? Meglio della prima parte, senz'altro. Lightbody risolleva quel tanto che basta le sorti di Eyes Open, con il duetto di Set the Fire to the Third Bar affiancato alla splendida voce di Martha Wainwright. Appena prima del trittico finale, con le indieggianti Headlights on Dark Roads (più aggressiva e incalzante) e la strana ma accattivante (lo ammettiamo) Open Your Eyes, da cui trae ispirazione il titolo dell'album, che anticipa la miglior esperienza di Eyes Open: la conclusiva The Finish Line.
Gli Snow Patrol strappano la promozione, d'accordo, perché questo disco a conti fatti si fa ascoltare senza troppi patemi. Ma... C'è più di un interrogativo a gravare sul capo di Lightbody e soci. Un disco costruito sulla falsariga del precedente non può che appagare solo parzialmente le attese per l'enorme attesa di cui questo full-lengh aveva goduto prima del lancio sul mercato.
Il rischio, concreto, è quello di non riuscire più a vedere gli Snow Patrol sui livelli cui si erano stabiliti con Final Straw. La quantità a discapito della qualità: ci viene facile riassumerlo così questo quarto lavoro in studio per la band di Dundee. Con la speranza che questo sia soltanto un disco di transizione e non l'inizio della fine.