Voto: 
6.0 / 10
Autore: 
Matthias Stepancich
Genere: 
Etichetta: 
Important
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Glen Johnson - chitarra e voce
- Alasdair Steer - basso
- Jerome Tcherneyan - batteria
- Franck Alba - chitarra
- Cedric Pin - tastiere

Guests:
- Angele David-Guillou - voce

Tracklist: 

1. The Last Engineer (05:38)
2. England's Always Better (As You're Pulling Away) (06:04)
3. Incurable (Reprise) (04:45)
4. Soldier Song (05:01)
5. The King Cannot Be Found (03:53)
6. Great Escapes (04:37)
7. Cities & Factories (05:16)
8. Halfway Through (04:11)
9. Saints Preserve Us (05:53)
10. Part Monster (02:58)

Piano Magic

Part Monster

Ritorna Glen Johnson, alla testa del suo progetto Piano Magic, con Part Monster.
Il percorso compiuto dal chitarrista con gli ultimi album segue un tracciato lineare, e Part Monster prosegue in modo naturale il discorso degli ultimi lavori.
Il post-rock di Johnson, dopo aver saccheggiato impunemente da Cocteau Twins e Dead Can Dance (per chi si ricorda l'album Artists' Rifles), si era messo a cercare di copiare Mogwai e Archive sull'album Disaffected, e da qui (punto in cui ci aveva lasciati) prosegue su Part Monster evolvendo lo stile verso una rivisitazione dello shoegaze.

Ad un'opener di classico stampo post-rock con chitarre dilatate e climax, modello esattamente ricalcato dagli ultimi Archive, segue un episodio decisamente delirante (England's Always Better, keyboards eteree per una sorta di poesia metropolitana romantica sulla scia di Leonard Cohen).
Incontriamo poi il pop-rock di Incurable (reprise), catchy ma fatto evolvere senza fronzoli in un crescendo di chitarre dilatate (la coda è uno dei momenti migliori del disco).
Sempre pop-rock anche The King Cannot Be Found, che maschera un po' la sua decisa commercialità con qualche drone sintetico, ma l'operazione è di fatto una semplice riesumazione del gothic-rock anni '80, Joy Division in primis.
E ancora Soldier Song, l'immancabile parentesi con, nell'ordine: percussioni minimali e lente, stile un po' orientaleggiante, chitarre acustiche, voce femminile (di Angele David-Guillou, direttamente dai Klima) trasognante; il risultato potrebbe essere interessante ma presenta due grossi difetti: innanzitutto suona come un altro plagio ai Dead Can Dance; e poi, oltretutto, la formula stilistica alla base del pezzo viene utilizzata da Johnson pari pari sin dai tempi di Waking Up.

Come nel precedente Disaffected, bisogna attendere il termine del disco per ascoltare qualcosa di davvero interessante (oltre alla sopraccitata Incurable).
Nell'ordine, incontriamo la bella Great Escapes (passaggi repentini da sogni floreali ad esplosioni post-rock), il pastiche di Halfway Through (immersa in un'abbondanza di stilemi stilistici differenti, tra cui fiati e tappeti tribali), la travolgente Saints Preserve Us (Johnson riesuma lo stile shoegaze in pompa magna, e tra l'altro scrive forse il pezzo più aggressivo della sua carriera) e la title-track (mesta ballad acustica dedicata alla facciata decadente della Londra vittoriana, quella di The Elephant Man, con le voci di Johnson e di Angele che si rincorrono).

L'elemento migliore dell'album è però la produzione, di Guy Fixsen (che forse qualcuno si ricorderà per via di un certo Loveless, a nome My Bloody Valentine), che comunque non viene completamente sfruttata a dovere (ovvio, non tutti possono essere Kevin Shields).
La gran parte dei pezzi di Part Monster può infatti essere suggestiva solo se si fa finta che essi siano originali, se si fa finta di non averli già sentiti.
Chissà se anche stavolta, per i Piano Magic, la critica italiana griderà inspiegabilmente al capolavoro. E dire che i tempi di Low Birth Weight (quello sì che era un gran disco) sono ormai più che evidentemente un'utopia.
 

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente