- Philip Jamieson - Chitarra, Tastiere, Sampling, Programming
- Calvin Joss - Chitarra
- Chris Friedrich - Basso
- Joe Vickers - Batteria
1. Moksha
2. Some Are White Light
3. Sea Lawn
4. Crawlspace
5. Booknine
6. The Dropsonde
7. Brombie
8. Our Breaths Is Winter
9. The Dove
10. Asa
11. Reprise
The Four Trees
Giunti nel 2005 alla prima pubblicazione in studio You Are The Conductor, i Caspian, originari di Boston, ritornano a suonare la carica due anni dopo con The Four Trees, altro disco che va ad aggiungersi all'almanacco di opere post rock che in questi ultimi anni stanno riempendo il panorama musicale internazionale. Come ben sappiamo tale genere, che nell'ultima decade ha raggiunto uno sviluppo a dir poco impressionante, ha dato vita ad una notevole mole di artisti e band che hanno rinnovato completamente l'intero mondo del rock, snaturandolo dai suoi canoni tradizionali e spingendolo verso orizzonti indefiniti in cui la musica si ritrova priva di punti di riferimento stabili, compiendo salti mortali in spazi liberi e lontani da qualsivoglia restrizione.
I Caspian possono essere collocati in una fascia intermedia posta al di sotto dei grandi nomi del post rock attuale come Red Sparowes, Mogwai ed Explosions In The Sky, dal momento che il combo di Boston non ha ancora saputo dare un grande contributo ad una scena che, ora come ora, necessita ed ha un forte bisogno di rinnovamento stlistico e creativo. The Four Trees risente infatti eccessivamente di influenze di netto stampo mogwaiano o di suggerimenti presi in prestito da Explosions In The Sky et similia che di conseguenza ancorano il disco a dimensioni tematico-stilistiche ormai definibili addirittura antiquate, o almeno non nuove.
Quindi niente di sconvolgente tra le mani, ma dare un ascolto a The Four Trees può essere comunque un'esperienza coinvolgente perchè la musica è tutto tranne che di basso livello e, anche se il registro compositivo della band non eccelle, le canzoni sono dotate di buon feeling e di un notevole approccio atmosferico, basti sentire la stupenda Crawlspace o gli affascinanti fraseggi strumentali dell'opener Moksha e di Some Are White Light, costituita dai soliti sali/scendi tanto cari a gran parte dei complessi post rock attuali. Le atmosfere suggerite dall'album sono perciò di buon livello, riflessive e profonde (ASA e Sea Lawn), anche se a tratti poco coinvolgenti, come quelle della noiosa Our Breaths In Winter o della prevedibile Brombie.
Ai palati che hanno già esperienza nell'ambito post rock The Four Trees non risulterà eccessivamente convincente per la sua poca carica e alcune sue fasi che possono sembrare statiche e di difficle approccio.
I Caspian hanno per questo dato vita ad un lavoro post rock nella norma, un'opera standard che non eccede né per meriti né per difetti, non rivoluziona nulla ma rimane un discreto esempio di rock moderno, fresco e vario, anche se di strada da fare ce n'è ancora se si vuole giungere nell'olimpo di un genere che i suoi dei già ce li ha e che, se si continua di questo passo, trascurando le eccezioni che confermano la regola, li lascerà là dove sono senza pensare minimamente ad un'eventuale sostituzione.