Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Vertigo
Anno: 
1971
Line-Up: 

- Ozzy Osbourne - voce
- Tony Iommi - chitarra
- "Geezer" Butler - basso
- Bill Ward - batteria

Tracklist: 

1. Sweet Leaf
2. After Forever
3. Embryo
4. Children of the Grave
5. Orchid
6. Lord of This World
7. Solitude
8. Into the Void

Black Sabbath

Master of Reality

Oscuri. Intimorenti. Innovatori. I Black Sabbath rivoluzionarono un genere, l'hard rock, tingendolo di nero e spalancando le porte di un intero nuovo modo di concepire la musica rock, azione che avrebbe lasciato il segno in più di una generazione di musicisti; inoltre, contemporaneamente uno stile granitico e incalzante si stava evolvendo, e assieme a molti gruppi che ne avrebbero raccolto i semi, sviluppandoci una propria identità all'interno della scena (primi fra tutti gli americani Blue Oyster Cult, ma anche molti altri), si stavano gettando le basi per quello che avrebbe dato vita, negli anni successivi, al proto-metal e a quello che all'epoca veniva definito "heavy rock", confluendo infine, nella fine degli anni '70, in un vero e proprio heavy metal. Per questo il successo ottenuto dagli inglesi dopo lo strepitoso debutto del 1970 con pietre miliari come l'omonimo esordio e Paranoid non deve stupire.

Il terzo capitolo per la compagine del carismatico Ozzy, intitolato Masters of Reality, prosegue su queste coordinate, consolidando il proprio stile e assestandosi sulle sonorità ormai divenute marchio di fabbrica per la formazione di Birmingham. Le composizioni vengono rifinite, procedendo verso una direzione più ossessiva e cupa, sempre intrisa di psichedelia pesante: di questa oscurità ne sono un esempio i testi, sempre allucinanti e decadenti, particolare espressione di un disagio generazionale che ha precedenti solo negli Stooges, toccando anche tematiche come la droga (a partire dal titolo dell'album, in quanto "masters of reality" fa riferimento all'intossicazione da stupefacenti e allo stato di onnipotenza che ne consegue) e mantenendo addirittura una chiave di lettura anti-militarista. Tony Iommi torna a suonare pezzi di chitarra acustica (in precedenza solo su Sleeping Village del debutto), ottenendo risultati molto interessanti seppur solo in brevi inserti di canzoni. Va sicuramente segnalato anche il suo sperimentare un ulteriore ribassamento dell'accordatura della chitarra (di tre semitoni), sia per ottenere suoni più cupi, sia per facilitare l'esecuzione delle canzoni con le sue dita ferite. Butler, per seguire i riff di lui, decide di fare altrettanto con il suo basso, delineando così lo standard che i Black Sabbath avrebbero seguito per diversi altri album e che molte formazioni avrebbero imitato.

Iniziamo dunque con il riff lento e inesorabile di Sweet Leaf, un hard rock/proto-doom metal cupo ma incalzante, che catturò immediatamente tutti i fans della formazione inglese; è a tutti gli effetti una delle canzoni più ricordate dei Sabbath, un rock decadente il cui riff è fra i più noti del gruppo.
Un'altra canzone storica la si ha con l'hard rock intenso e trascinante di After Forever, che presenta anche spunti heavy: carica, impatto, i Sabbath navigano in tutta tranquillità fra queste sonorità, di cui sono i pionieri. La canzone inoltre, presenta un testo che va contro le accuse di satanismo che vennero scagliate contro il gruppo (argomento complesso di cui vedremo i futuri sviluppi). Dopo la breve introduzione acustica di Embryo saltiamo subito a Children of the Grave, vero e proprio doom/hard & heavy spedito che anticipa molto di quel che gruppi come i Cathedral proporranno in futuro, mentre l'intermezzo folk di Orchid ci introduce al doom rock angosciante e allucinato di Lord of This World. Forse il brano più sofferto, oltre che uno dei migliori, grazie alla sua alta espressività.
Ora viene un temporaneo intermezzo, una tenue ballata blueseggiante, Solitude, fa da parentesi malinconica e vellutata (il titolo è azzeccatissimo per ciò che esprimono le sue sonorità) nell'album, prima dei riff oscuri e ossessionanti di Into the Void, capace anche di cavalcate di batteria più frenetiche nel bel mezzo della canzone e perfetta conclusione di quest'album. Si chiude così il disco, il cui successo fu enorme (ottavo posto nella classifica del Billboard Pop Albums) pur non avendo rilasciato singoli, eccetto un mini promozionale contenente Children of the Grave.

I Black Sabbath non erano un gruppo come tanti, erano più unici che rari, dei punti focali inamovibili nella storia del rock classico assieme a poche altre formazioni seminali degli anni '60 e '70. Butler è senza dubbio un bassista fondamentale per la band, senza trascurare l'apporto di Ward come sostegno ritmico nella loro musica. Tony Iommi forse non è un chitarrista virtuoso, le sue erano anzi composizioni semplici e a loro modo "scarne", ma questa è la sua forza, la capacità di creare uno stile unico con una tecnica essenziale e diretta, innovativa. Ed infine, Ozzy. Anche lui, non si può dire che abbia doti pazzesche, ma senz'altro possiede un grande carisma ed un'aura cupa intorno a sè capace di amplificare questo charme - e la sua voce si adatta perfettamente all'alone misterioso e oscuro delle sue canzoni, dandovi un contributo fondamentale

Esprimendo nella loro musica il non aver utopie, la propria condizione emarginata, il proprio status di "diversi", e tingendo il tutto con la loro attitudine oscura e decadente e con un particolare gusto per l'esoterismo, i quattro di Birmingham seppero firmare alcuni dei capitoli più importanti per il rock e per vaste schiere di gruppi a venire.

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