Voto: 
7.9 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Etichetta: 
Fonal Records
Anno: 
2007
Line-Up: 

Islaja (Merja Kokkonen) – Voce, tutti gli Strumenti
Jukka Rãisãnen – Basso, Sassofono

Tracklist: 


1. Kutsukaa sydäntä
2. Sydänten ahmija
3. Pete P
4. Laulu jo menneestä
5. Pysähtyneet planeetat
6. Muusimaa
7. Varjokuvastin
8. Muukalais-silmä
9. Suru ei

Islaja

Ulual Yyy

Ad aprile 2007, a due anni di distanza da “Palaa Aurinkoon” , Merja Kokkonen torna sulle nostre pagine con “Ulual Yyy”, il nuovo, misterioso, spiazzante lavoro della reginetta della Fonal Records: senza nemmeno un secondo di esitazione, vi dirò che questo terzo capitolo surclassa ampiamente i due che l’avevano preceduto, tirando fuori dal cappello una maturità ed una varietà di soluzioni sinceramente sorprendente, perfino per chi aveva già apprezzato quanto questa finlandese era stata capace di creare in “Meritie” e “Palaa Aurinkoon”.

Sempre più freak e fuori dagli schemi, la musica di Islaja si avvale ora di una ben più ampia gamma di idee e soluzioni, e si rivela capace di esplorare momenti espressivi differenti e più articolati: rispetto al passato si assiste non solo ad una più coerente ed interessante ricerca sonora, ad innesti Free Jazz (grazie al sassofono ospite di Jukka Raisanen), ad atmosfere quasi sciamaniche (“Muukulais-Silma”), ma anche alla presenza di più ricercati accorgimenti melodici, talvolta più nostalgici (la letteralmente clamorosa “Laulu Jo Menneesta”, applausi a scena aperta), talvolta più melodrammatici (la sperimentale “Pete P”), ma comunque capaci di strizzare l’occhio in maniera più condiscendente alla melodia che appaga l’orecchio, una cosa che nei dischi precedenti (tra parentesi, molto più legati alla sola chitarra acustica rispetto ad "Ulual Yyy") era ben più raro trovare.
La sola “Muusimaa” si mantiene fieramente disarmonica, mentre nelle altre composizioni è la stessa voce di Islaja a divagare in atmosfere meno scomode, nonostante mantenga spesso inalterato quel suo tono calante, opaco, lamentoso e alienante che è oramai indelebile marchio della sua produzione; se nel passato c’erano strutture musicali rarefatte (riprese in “Suru Ei”) a fare da contorno alle stranianti e sfibranti evoluzioni della voce, ora tocca più spesso alle parti strumentali il compito d’ubriacarsi di libertà, grazie a distorsioni elettriche e sassofoni caldissimi, mentre è la voce a cercare di tenere uniti i sottilissimi e soffusi marasmi sonori che s’intrecciano dietro essa.

Lo Psych-Folk di “Ulual Yyy” ciondola secondo lo stato d’animo di chi l’ascolta, passando da una melodia all’altra senza nessi logici troppo chiari, eppure perfettamente giustificati dalle atmosfere surreali che portano con sé, atmosfere molto meno fiabesche di prima, proprio per il carattere maggiormente introspettivo, toccante, nonostante un torpore meno accentuato per la presenza di suoni più vivi e graffianti; un flusso di coscienza che trova motivo d’essere in quanto tale, una serie di piccoli frammenti in cui i sonagli entrano a sfilacciare il rinfrancante suono dei fiati, in cui la voce ondeggia indecisa, in cui le chitarre e il basso rintoccano, ossessive, su sfondi di organo e accordi sintetizzati – il tutto sembra non portare da nessuna parte, ma l’esperienza incide in profondità, come se ciò che contasse, in fondo, non fosse la meta in sé, quanto piuttosto il viaggio che si affronta.

Se già “Meritie” e “Palaa Aurinkoon” erano stati capaci di suscitare il vostro entusiasmo, non abbiate dubbio alcuno nell’avvicinarvi ad “Ulual Yyy”, in quanto questo nuovo prodotto di Islaja, scintillante di magia ed atmosfere agrodolci, vi saprà incantare con ancora più ammaliante grazia; un disco così fascinoso e vario, pur con tutti i limiti del caso, è da considerarsi come quanto di meglio potessimo aspettarci dalla Merja attuale – parecchi gradini più in alto dei predecessori, “Ulual Yyy” mostra la stella di Islaja brillare più forte che mai: amanti del Free Folk, non perdetevelo.

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