- Enrico Moscatelli - voce
- Andrea Litti - chitarra e cori
- Gianni Nicolì - chitarra
- Luigi Spira - basso
- Massimo Nocco - batteria
1. Infected
2. In a Cold Night
3. Ending Move 555
4. No Cure (For My Nausea)
5. Broken Display
6. Who Went Wrong
7. (That's) My Way
8. Crock Sneak
Sounds of the Infected
Lo scenario urbano ritratto nella copertina del primo album dei leccesi Shank, gruppo abbastanza affermato in Italia nell’ambito Cross-Over/Metal-Core, ci introduce alle sonorità ben costruite dal quintetto nostrano: una musica abbastanza lontana dai canoni del Cross-Over italiano e più diretta verso i filoni americani di bands Alternative quali Killswitch Engage, Faith No More e Tool in particolare.
Sounds of the Infected è ricco di novità rispetto a tutte le altre opere proposte nell'ultimo periodo, in quanto riunisce le diverse influenze che hanno contraddistinto i sette anni di attività della band: i concerti sostenuti dagli Shank come spalla a celebri formazioni quali Propagandhi, Linea 77 e come partecipanti ad un Festival dove gli head-liners erano i Sepultura, hanno permesso di ampliare e migliorare le sezioni ritmiche dell’album.
Tanti i toni derivati dal Nu Metal di stampo statunitense quali Deftones e Rage Against the Machine come testimoniano le scelte strettamente underground e vicine a soluzioni Rap (l’inserimento di scratches ad opera di un DJ) nella prima bellissima Infected, che avvia il disco. Alternanze tra voce pulita molto melodica e ben impostata e un growl penetrante a tratti: nelle parti distese e cupe ritornano le efficaci atmosfere di Lateralus (Tool), come anche nei potenti cori e nelle riprese incalzanti.
Sulla scia compositiva della prima si colloca anche In a Cold Night, non originalissima ma dotata di riffs coinvolgenti e ricchi di ottimi effetti stilistici come i passaggi di batteria intricati e sempre precisi: le risposte delle chitarre non si lasciano aspettare come anche la voce più cattiva ed esasperata, sicuramente la chiave di forza degli Shank.
Ending Move 555 è provvista di un ritmo altalenante che, seppur estremo a tratti, conserva una freschezza particolare negli accompagnamenti di tamburi della batteria e nelle buone sezioni di basso. Un po’ troppo azzardati gli stacchi electro e drum’n’bass, certo consoni al contesto dell’opera ma troppo spinti verso le ultime produzioni In Flames, costituendo idee non propriamente ben sviluppate ma solo accennate, come testimoniato da No Cure (For My Nausea).
Graffianti i riff e impetuosi i refrain, che tolgono il respiro all’ascoltatore travolto da tale aggressività sonora: la voce in clean ristabilisce la melodia di ogni brano, a volte veramente sorprendente e a volte banale e non ricercata.
Le piccole follie musicali alla System of a Down non stonano di certo ma le divagazioni sono troppo frequenti e gli Shank dovrebbero puntare a dare una forma ben precisa ad ogni traccia, non cercando di impiegare molti effetti elettronici ma mirando verso un impatto penetrante ma cupo, profondo ma strettamente underground, ben mostrato dai primi episodi, sicuramente i meglio costruiti sotto ogni aspetto: la qualità del song-writing tuttavia è molto buona e le nozioni principali per giungere ad un livello di composizione elevato non mancano al quintetto, che forse potrà presto risultare uno dei più innovativi d’Italia, distaccandosi dal resto della tradizione Cross-Over del nostro Paese, recandosi alla ricerca di un sound personale e soddisfacente; in questo caso gli ascoltatori non saranno delusi, poiché anche nella penisola esisterà un gruppo che emulerà le grandi formazioni americane..