- Enrico Bosio – chitarre, voce
- Francesco Conelli – chitarre, voce
- Rocco Spigno – basso, pianoforte
- Federico Branca – batteria
- Cecilia Seminara – violino, voce
1. La Notte si Avvicina (03:36)
2. Non Dormo Mai (02:48)
3. Mi Risparmio (02:16)
4. L’Odiato (03:03)
5. Dialogo tra Galileo e un Comune Pensatore (01:56)
6. Tento la Fortuna (02:24)
7. Le Promesse Facili (02:53)
8. Un Mercoledì (02:47)
9. La Denuncia (02:17)
10. Giorni Senza Fretta (03:04)
11. La Salita (03:18)
12. L’Attore s’è Perso (02:58)
13. Non di Questa Età (02:57)
Occhi Chiusi
Ci sono antri della nostra penisola che sprigionano musica. Capita di camminare per le vie di una città e di ricordare il motivo, le profonde parole, l’arpeggio in lontananza di una chitarra acustica. Genova è un luogo magico, che della musica italiana ha rappresentato (e rappresenta a tutt'oggi) una delle capitali indiscusse.
Gli En Roco sono genovesi. Le sonorità di questa band nata nel 2000 tra poche pretese e la volontà (tanta, in questo caso) di esprimere emozioni e idee senza troppi fronzoli sono genovesi anch’esse. Lo si capisce distante un miglio, ascoltando l’incedere incerto delle voci, accompagnate da un acquerello di melodie e decori che ci rimandano senz’altro a certa musica cantautoriale del passato, scomodando un paragone forse esagerato, ma non certo fuori luogo, con Fabrizio De Andrè, che della musica di questo antro di terra bagnata dal mare ha rappresentato il vero protagonista.
Occhi Chiusi è un disco che va ascoltato proprio così. Facendo finta di dormire, magari distesi su un prato mentre la calura di un’estate infinita viene spazzata via per qualche minuto dal vento fresco e possente che anticipa un temporale. Enrico Bosio e Francesco Conelli sono le voci che si alternano in questo susseguirsi di quadretti tipicamente italiani, in cui liriche disincantate prendono per mano le melodie semplici ed immediate che non per questo finiscono con l’apparire banali.
Banalità è un termine che non va associato agli En Roco. Anzi, la ricercatezza della loro musica, al confine tra il Rock e certe produzioni acustiche, fa trasparire la loro bravura nel ricercare arrangiamenti accattivanti e melodie mai prevedibili. Di esempi, in questo Occhi Chiusi, potremo citarne più di uno. Basti considerare le due tracce che aprono il sipario sugli En Roco; La Notte si Avvicina e Non Dormo Mai sembrano scritte a bella posta per formare un tutt’uno. Si snodano tra le immagini sfocate e lontane di un amore un po’ tormentato, con il violino di Cecilia Seminara ad addolcire l’arpeggio inquieto delle chitarre acustiche.
Il violino, dicevamo. E’ una delle tante peculiarità degli En Roco, che riescono a far convogliare sonorità elettriche e graffianti in uno scenario di grande tranquillità. Ha un’anima Rock, Occhi Chiusi, ma si sposa alla perfezione con l’impianto acustico che contraddistingue la band. L’Odiato è una delle poche tracce per così dire fuori dal coro; c’è maggiore ritmica, ma senza togliere luce alle componenti di cui parlavamo poche righe sopra. Poi c’è Dialogo tra Galileo ed un Comune Pensatore, uno dei momenti più impegnati del disco. E’ un’atmosfera fiabesca, quella che pervade il pezzo. Risaltano le liriche, che raccontano frammenti di vita non senza qualche azzeccata perifrasi: E non arriverò dicendo che la verità è una sconfitta in più / Ma ti aiuterò dicendo che la verità è una pretesa in più / E saluterò. Occhi Chiusi evolve verso atmosfere che meglio si addicono ad un quadro Pop. Evolve, in positivo naturalmente, perché gli En Roco sono raffinati e sempre pungenti.
Accattivante è anche Un Mercoledì, in cui emerge il lato più emozionale della band, mentre con Giorni Senza Fretta si ritorna ad assaporare quel fascino che la musica di scuola genovese ha sempre portato cucita addosso. E si va verso l’epilogo. Occhi Chiusi finisce con Non di Questa Città, ultimo atto di un disco con cui gli En Roco mettono sul piatto un qualcosa che difficilmente si riesce a decifrare con immediatezza, ma che piace ascolto dopo ascolto. Non è roba per chi si accontenta, insomma.