- Stephen Christian - voce
- Joseph Milligan - chitarra
- Nathan Strayer - chitarra
- Deon Rexroat - basso
- Nathan Young - batteria
1. (Début) - (01:27)
2. Godspeed - (03:02)
3. Adelaide - (03:14)
4. A Whisper & A Clamor - (03:25)
5. The Unwinding Cable Car - (04:17)
6. There is No Mathematics to Love and Loss - (03:11)
7. Hello Alone - (04:00)
8. Alexithymia - (03:23)
9. Reclusion - (03:31)
10. Inevitable - (03:47) (con Aaron Marsh, Copeland)
11. Dismantle.Repair - (04:18)
12. (*Fin) - (08:53)
13. Uncanny - (03:28) [Bonus edizione speciale]
14. There is a Light That Never Goes Out (Smiths Cover) - (04:17) [Bonus edizione speciale]
15. The Promise (When In Rome Cover) - (03:17) [Bonus edizione speciale]
Cities
Gravitava una certa attesa, attorno all'uscita di Cities, terza fatica discografica degli Anberlin, formazione di Orlando, U.S.A.. Attesa legittima, dopo il discreto successo riscosso (in termini di vendite più che di gradimento) da Never Take Friendship Personal. Gli Anberlin escono ancora per Tooth & Nail Records e si presentano al cospetto dei fans con un look rinnovato da far invidia anche ai modelli di qualche passerella piuttosto rinomata. Ciuffi che coprono mezzo volto, magliette strette e sdrucite, facce da copertina; eccoli, tirati a lucido. Sono sempre i soliti Anberlin, tuttavia. Non inventano nulla di nuovo, ma svolgono il compitino con diligenza tipica dello studente bravo più che altro ad attirare l'attenzione dell'insegnante.
C'è un tocco di elettronica in più, almeno nella prima parte del disco, che si snoda in quindici tracce (troppe!), comprese le tre finali bonus track per l'edizione speciale. La voce di Stephen Christian è in forma e lo si nota fin dalle prime battute di Godspeed, pezzo che riesce a condensare velocità, ritmica e melodia in un'unica soluzione. Non entusiasma granchè, tuttavia, perché il groviglio di sonorità finisce alla lunga con lo stancare un ascoltatore esigente. Adelaide è sulla falsa riga della precedente, mentre il primo momento acustico di Cities è rappresentato da The Unwinding Cable Car, pezzo che scorre tra un arpeggio di chitarra e l'incalzare dell'acustica.
Dimenticavamo A Whisper & A Clamor, forse l'unico un ritorno alla normalità per quanto contraddistingueva gli Anberlin nel recente passato.
Stanca un pochino, questo disco. Il Rock emozionale (ma non troppo) presentato non riesce a scuotere l'ambiente. Troppi virtuosismi si risolvono in un concreto "nulla di fatto", almeno nella prima metà. Al giro di boa, o quasi, il ritmo si scioglie verso sonorità meno marcatamente elettroniche e più appetibili alle esigenze della platea di cultori del genere. C'è Inevitable, altra ballata semi-acustica (più riuscita della già citata The Unwinding Cable Car), con la presenza di Aaron Marsh, frontman dei Copeland, veri protagonisti della recente scena Indie americana. Ci sono anche le linee di chitarra di Dismantle.Repair a far somigliare gli Anberlin ad un qualcosa che comunque si è già sentito in molteplici occasioni.
Menzione particolare, questa volta con un plauso, va a (*Fin), che anticipa le tre bonus track. Quasi nove minuti valgono da soli il prezzo del disco, forse. Nove minuti di perfezione, che fanno cambiare il giudizio maturato sui nuovi Anberlin a dispetto di quanto ascoltato in precedenza. La canzone si snoda tra chitarre distorte ed una chitarra acustica che accompagna la voce di Christian. E' sicuramente questo il pezzo di maggiore impatto emotivo in Cities, con l'esplosione di ritmica e suoni distorti che nella parte centrale fa evolvere il pezzo verso un finale di echi e riverberi. Facendo acquisire agli Anberlin una connotazione più spiccatamente Emo, che a dire il vero faticavamo a riscontrare nella parte iniziale del disco.
Ci spiace dirlo, ma Cities è un disco che delude le attese, nonostante tutto. E' il solito disco degli Anberlin, niente di trascendentale ma senza infamia. Fa arrabbiare il notare qualche piccola perla incastonata in un trionfo di idee lasciate a metà o concluse con troppa fretta. Perchè non sfruttare un pò meglio tante potenzialità?
Se volete un consiglio, partite dal fondo. Perché ad ascoltarlo tutto d'un fiato, questo Cities, correrete il serio rischio di stancarvi prima e perdervi un epilogo che porta gli Anberlin sulle stelle.
Prima del ritorno coi piedi per terra, sia chiaro. Quasi dimenticavamo, infatti: ci sono le due cover finali, una degli Smiths ed una dei When In Rome. Passano abbastanza inosservate.
Cala il sipario su questo quintetto di Orlando: non hanno ancora saputo stupire, ma senza dubbio hanno capito che per salire le scale della notorietà è forse più conveniente prendere direttamente l'ascensore.