Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Andrea Rubini
Genere: 
Etichetta: 
Roadrunner Records
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Brian Fair - voce
- Matt Bachand - chitarra
- Jon Donais - chitarra
- Paul Romanko - basso
- Jason Bittner - batteria

Tracklist: 

1. Redemption
2. Burning The Live
3. Stormwinds
4. Failure Of The Devout
5. Venomous
6. Another Lost Hero
7. Final Call
8. Dread Uprising
9. The Great Collapse
10. Just Another Nightmare
11. Forevermore

Shadows Fall

Threads of Life

Quinto full-lenght in casa Shadows Fall, band che per l'occasione lascia la label storica Century Media per accasarsi alla Roadrunner. In questi dodici anni di carriera, la band del Massachusetts è stata decisamente un faro all'interno del panorama e statunitense e mondiale per quanto riguarda la ricerca di nuove sonorità, il tentativo di far combaciare classico e moderno, con soluzioni in grado da riportare alla luce il thrash americano e amalgarlo con elementi death melodici (specialmente agli esordi) così come hardcore; non ne è esente questo Threads Of Life, album dalla matrice metalcore ma che al suo interno vede la forte presenza di elementi che vanno dal metal classico all'hard-rock, oltre che ad un forte ritorno al thrash degli Eighty's.

Il platter si apre col classico brano Shadows Fall, Redemption, già usato come singolo per promuovere il disco; sembra dunque da queste prime note ritrovarsi di fronte ai soliti ragazzi, intro incalzante, chitarre che scolpiscono riff indelebili che accelllerano o rallentano a seconda del cantato del front-man Brian Fair. Anche il modo con cui sono costruiti i momenti degli assoli è decisamente curato e studiato nel dettaglio, lasciando a loro il giusto spazio, senza che esasperino il disco mostrando un eccessivo e forzato esibizionismo, ma tuttavia dimostrano quanto siano in spolvero le chitarre del duo Bachand/Donais. Discorso praticamente fotocopia per la seguente Burning The Live, bis dell'opener in quanto riviviamo la grande performance dei cinque in un thrash-core fatto come deve essere fatto, senza troppo sperimentare ma risultando in contemporanea originale ed efficace. Una nota dolente all'album c'è, ed è la tradizionale skip track: alla numero tre infatti troviamo Storm Winds, brano purtoppo insipido che non ha ne il tiro delle precedenti ne elementi che la potrebbero far emergere dal più assoluto anonimato. Ma rimane, fortunatamente, un episodio isolato, in quanto Fair e compagni riescono ad arrangiare un album degno della fama che si sono sudati e guadagnati. Un album in cui le metriche ed i pesanti riff thrash di Failure Of The Devout fanno venire nostalgia degli anni Ottanta e dei pionieri del metal a stelle e strisce; un album in cui le combinazioni classico/moderno, scream/clean e veloce/lento disarmano letteralmente l'odience per la sua fluidità e sontaneità (Final Call); un album in cui i nostri riescono a riportarci indietro alle classiche thrash ballad (Another Hero Lost) sempre riuscendo nell'intento di non rimanere ancorati troppo alle tradizioni, ma di riviverle e riscriverle in modo attuale e personale.

Album dunque che non tradisce le aspettative e che i fan della band e del genere possono tranquillamente comprare a scatola chiusa, tenendo presente comunque che questo Threads Of Life è più melodico e ragionato, ad esempio, di The War Within, la più grande espressione aggressiva del combo americano. Dunque questo platter è più associabile a The Art Of Balance per certi aspetti, di certo dedicategli un paio di ascolti prima di giudicarlo, perchè la foga che in passato ha contraddistinto i nostri, è stata rimpiazzata da parti più ragionate, in cui si può percepire come sia il backround più rockeggianti a prevalere sulle classiche cavalcate metal.


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