- Rayner Coss - Basso e Voce
- Leon Macey - Batteria e Chitarra
1. The Journey and the Forsaken
2. To Fall From the Heavens
3. Under the Three Spheres
4. Into Black Holes of Oblivion
5. When the Light Fades Away
6. Behind the Shadows
7. Awaken Man and Stone
8. The Twisted Towers
9. To Where the Sun Never Leaves
10. The Beacon Backons
11. Thrown Upon the Waves
12. Into the Unknown
Behind the Shadows Lie Madness
Brutal Experimental Epic Extreme Metal, come loro stessi si definiscono, o Death Ambient Progressive Metal? Non esiste catalogazione che renda giustizia all'originalità dei Mithras, gruppo, anche se forse sarebbe meglio chiamarlo duo, fondato nel '98 da Leon Macey e Rayner Coss, originariamente col nome Imperator. Nati come Brutal/Death band di chiara ispirazione morbidangeliana, Macey e Coss hanno lasciato via via, nel corso dei loro dischi, emergere la loro creatività e le loro potenzialità, sovrapponendo a un Brutal di ottima fattura elementi ambient e atmosferici, nonchè spunti melodici ed epici. Nel 2003 il loro primo capolavoro: Worlds Beyond the Veil, album che riceve una valutazione di 10/10 sul Terrorizer Magazine, uno dei più importanti periodici sulla musica estrema. Questo platter, che sbalordì il mondo dell'extreme metal per la sua originalità, presentava tuttavia diversi difetti: oltre alla scarsa qualità di produzione, il disco si rivelò poco godibile a molti ascoltatori a causa dell'esagerato spazio dedicato alle sezioni ambient che occupano più di 20 minuti. L'ultimo album, Behind the Shadows Lie Madness, rappresenta, con il superamento dei sopracitati difetti, un ulteriore grado di maturazione della band, ormai calatasi in una dimesione musicale quasi del tutto inesplorata. Il sapiente accostamento di sezioni atmosferiche e brutal è capace di generare nell'ascoltatore un profondo senso di attesa e di aspettativa e l'incapacità di prevedere la piega che la canzone prenderà nei secondi successivi rende impossibile distogliere l'attenzione. Allo stesso tempo si è trascinati in un mondo soprannaturale e quasi fantascientifico, non solo dalla componente ambient delle tracce, ma soprattutto dai riff malati e dal drumming, a tratti talmente intricato da risultare quasi caotico. La produzione inoltre è finalmente adeguata alla bravura tecnica dei due musicisti, anche grazie al contratto stipulato da questi con la Candlelight Records dopo l'uscita di Worlds Beyond the Veil.
Ci accoglie un'intro atmosferica, che accompagna l'ascoltatore nella dimensione psicopatica che contraddistinguerà l'intero album. Se gli spunti ambient e il cupo arpeggio di chitarra, quasi sussurrato, dell'opener vi avevano rilassati, preparatevi per To Fall From the Heavens, la traccia più difficile da digerire dell'album: per il primo minuto, la traccia è costituita da una continua alternanza di circa due secondi di riff brutal e growl profondo, contrapposti ad altri due secondi di accordi melodici e voce epica; se non è bastata la prima parte a scagliarvi nell'abisso psicopatico dei Mithras, ci penserà l'asolo che segue immediatamente dopo: un vero concentrato di melodia malata. Dopo un breve intermezzo di puro brutal Macey alla chitarra sforna un arpeggio melodico e allo stesso tempo alienante, che vi accompagnerà per la restante metà della canzone. Quasi una continuazione di To Fall Form the Heavens, Under the Three Spheres si apre con un arpeggio molto simile a quello che aveva chiuso la track precedente per poi condurci in un pezzo di ottimo e, soprattutto, velocissimo brutal, interrotto due volte da interventi di chitarra molto melodici e atmosferici, il secondo dei quali sfocia in un ottimo asolo. Ascoltate queste prime tre canzoni e avrete finalmente capito con cosa avete a che fare e, ormai pervasi dall’impenetrabile senso di attesa che quest'album genera inevitabilmente, vi sarà estremamente difficile interrompere l'ascolto, che vi condurrà attraverso 12 tracce ognuna diversa dall'altra eppure tutte collegate dallo stesso sentimento psicopatico e fantascientifico. Tale sentimento accomuna tracce opposte come When Light Fades Away, pezzo ambient che, pur giocando sullo stesso accordo per più di due minuti, trasmette un sorprendente senso si aspettativa, e Thrown Upon the Waves no dei pezzi più improntati sul brutal, in cui Macey alla batteria si cimenta in picchi di velocità impressionanti, che possono raggiungere anche i 340 battiti per minuto, e in un'enorme quantità di cambi di tempo.
Avete tra le mani, quindi, un platter che rappresenta l'apice di un percorso evolutivo che ha portato i Mithras a raggiungere la perfetta combinazione tra brutal e ambient, tra pura violenza e pura melodia, il tutto accompagnato da un'ottima produzione e da un'esecuzione tecnica che sfiora la perfezione. Il risultato è un disco ostico che sicuramente non si presta all'headbanging, ma piuttosto ad un ascolto passivo e concentrato, che, se saprete cogliere tutte le sfumature e le sensazioni che vi vuole trasmettere, vi condurrà in una dimensione soprannaturale e inesplorata. Quest'album, in conclusione, non può mancare a coloro che amano le sperimentazioni e l'originalità o che desiderano evadere dagli schemi precostituiti e dai canoni del metal classico.