- Karl Larsson – voce, chitarra
- Mathias Oldén – basso
- Fredrik Granberg – batteria
1. Lost and Found (03:41)
2. Great White’s Jaws (04:20)
3. Who’s On the Phone (03:03)
4. Hanging High (03:42)
5. Get Out While You Can (02:48)
6. I Wish That You Would Mean a Lot Less To Me (04:31)
7. Two Ply Glass (03:40)
8. Come On Over (02:40)
9. Melbourne (03:25)
10. You Don’t Believe Me (03:57)
Might as Well Live
Tornano i Last Days Of April, in un 2007 piuttosto caldo a livello musicale (e non). Il progetto svedese capitanato da Karl Larsson, che nell’Indie Rock di stampo emozionale ha mosso i primi passi ormai una decina d’anni fa, saputo reinventarsi di nuovo.
E’ piacevole e leggero, questo Might As Well Live, in cui la band di Stoccolma riesce a creare un connubio di notevole impatto emotivo tra le peculiarità più importanti del suono del passato (quello di Ascend To Stars, per intenderci) e novità sonore che spaziano dalle dolci melodie Pop a ritmi più marcati ed incalzanti. Il tutto nell’anima più schietta e sincera possibile, come i Last Days Of April sono sempre stati. Un disco adatto a trascorrere poco più di mezz’ora a fantasticare su un amore che se n’è andato, su quello che si sta respirando pieni polmoni, su quello che un giorno arriverà.
E’ ancora l’impianto melodico e giocare il ruolo principale. Lo si evince fin dall’incipit del disco, con la particolare Lost and Found, che mai (ad onor del vero) ci saremmo aspettati di trovare in apertura. E’ un pezzo che all’inizio si snoda tra la voce di Larsson e un delicato arpeggio di chitarra che si innesta quasi in sordina tra i tappeti sonori che fanno da sfondo. E’ un pezzo di particolare impatto emotivo, che “esplode” con una sezione ritmica piuttosto intensa ed una chitarra distorta che sarà poi il vero fiore all’occhiello dell’intero full-lenght. Su un piano leggermente differente si pongono le successive, tra cui spicca il singolo Who’s On the Phone (dalle chiare influenze Pop), mentre Hanging High ci mostra i Last Days Of April intenti ad esplorare sonorità di confine tra l’Indie Rock ed il Pop Punk più moderno. Il connubio porta ad un pezzo veloce e sognatore, di quelli che potrebbero fare da colonna sonora in una affollata spiaggia a metà estate. Larsson gioca con le liriche, che sembrano rincorrere il puntuale assolo di chitarra.
La dote di questi ragazzi dell’affascinante terra di Svezia è quella di aver saputo riunire i pezzi dopo l’ultimo If You Lose It, disco non certo entusiasmante, che aveva tolto loro la brillantezza. Might As Well Live scorre piacevole e non troppo impegnato. Larsson e soci lavorano sul semplice, ma lo fanno con estrema cura e minuzia di particolari. Senza tralasciare qualche elemento decisivo nel confezionare un lavoro di buona caratura. I Wish That You Would Mean a Lot Less To Me e Come On Over sono l’apice emotivo dell’intero full-length, mentre nella parte finale menzione particolare va riservata a Two Ply Glass, tra i pezzi più completi, divertenti ma nel contempo elaborati dell’intero disco.
E’ la prova, definitiva, che il ritorno dei Last Days Of April è quanto di più gradito ci si potesse attendere da questa band tutta cuore e musica, che sposta il proprio baricentro dalla dimensione propriamente definita Emo Rock verso sonorità che fanno l’occhiolino alla moderna scena Indie.
Chiude il quadro, a riprova di quanto affermato, You Don’t Believe Me, con cui i Last Days Of April si congedano in questo Might As Well Live.
Complimenti a loro, perché questo disco premia un lavoro accurato e soprattutto volto ad accarezzare l’animo dell’ascoltatore con la sincerità di sempre.