Vreth – Voce
Skrymer – Chitarra, Cori
Routa – Chitarra
Tundra – Basso, Cori
Trollhorn – Tastiera, Chitarra acustica, Banjo, Arpa a bocca, Cori
Beast Dominator – Batteria, Percussioni, Cori
Ospiti:
Katla – Liriche
Antti Erakangas – Assolo in “Maktens Spira”
Petri Eskelinen – Voci aggiuntive
1. Gryning (Alba) – 3:31
2. Sång (Canzone) – 4:40
3. Korpens Saga (La Saga del Corvo) – 3:26
4. Nedgång (Decadenza) – 3:44
5. Ur Djupet (Dalle Profondità) – 4:59
6. Slagbröder (Fratelli in Battaglia) – 4:31
7. En Mäktig Här (Una Possente Orda) – 4:19
8. Ormhäxan (La Strega-Serpente) – 4:39
9. Maktens Spira (Lo Scettro del Potere) – 3:28
10. Under Två Runor (Sotto Due Rune) – 5:36
11. Kvällning (Tramonto) (include la ghost-track “Trollvisan”) – 13:02
Ur Jordens Djup
Eccoli qui, al varco del quarto disco, i sei troll finlandesi che negli ultimi anni hanno messo a ferro e fuoco il mondo del Metal con una serie di lavori di pregevole fattura, caratterizzati dalla trascinante miscela di sonorità estreme (e come scoprirete dall’ascolto di “Ur Jordens Djup”, le radici Black Metal sono più vive che mai) e melodie Folk vivaci e coinvolgenti; l’ultimo disco della band, il fortunato “Nattfödd” , aveva mostrato il gruppo finnico al suo apice per quanto riguarda la capacità di coniugare al solito sound anche una buona dose di accessibilità: la cosa aveva fruttato un gran numero di estimatori, attratti dallo stile sempre più abbordabile del gruppo, simboleggiato dall’anthem “Trollhammaren”.
Era del tutto lecito, quindi, paventare che i Finntroll proseguissero su quella strada, cercando il brano ‘facile’ e di sicura presa live, dirigendosi sempre più sul Folk Metal che non sul Black – e invece, signori, “Ur Jordens Djup” ribalta completamente tutte le carte in tavola. A presentazione del disco, troviamo un digipack lucido, nero, serissimo; un booklet minimale corredato dai testi di Katla, che snocciola un concept fatto di sciamani e reincarnazioni; una copertina che ha lo stesso feeling di quelle che quindici anni fa uscivano dalla tenebrosa Norvegia metallica; ed infine un cantante nuovo di zecca, tale Vreth, dallo stile asciutto e grezzo, facilmente inquadrabile nel Black Metal. Come in un deja-vu, pare di rivedere l’evoluzione dei conterranei Moonsorrow di qualche anno fa: dopo la sbornia epico-tastieristica di “Kivenkantaja” , la band tornò sulle scene con un “Verisakeet” terribilmente più apocalittico, feroce e oscuro.
Paragone non casuale, quello con i Moonsorrow, in quanto in diverse sezioni di “Ur Jordens Djup” ricorrono le ombre dell’altra band di Trollhorn: brani come “Slagbröder” (curiosamente, l’unico brano alla cui scrittura non ha partecipato il corpulento tastierista) o la quasi-title track “Ur Djupet” sono composti per larghi tratti da sezioni che non sfigurerebbero sui recenti capitoli dei Moonsorrow, ensemble dallo stile notoriamente più drammatico e composto rispetto a quello più spavaldo e divertente dei Finntroll. I brani della prima metà del disco, infatti, godono di un tono nettamente severo, crudo, grave: le chitarre ruggiscono assieme allo scream di Vreth (piuttosto nella norma: un solido debutto senza infamia né lode, il suo) reggendo l’impalcatura dei brani, con le tastiere di Trolhorn occupate solitamente a creare atmosfera o a costruire qualche sinfonico arrangiamento che abbellisce con efficacia i brani, per lasciarsi andare alle intuizioni Folk con meno frequenza del solito: in questo insieme, oltre alla coppia già esaminata (le migliori in questo ‘stile’) si possono racchiudere anche l’aggressiva “Sång”, la dimessa e retrò “Under Två Runor” e la ritmata “Nedgång”, tutti brani di buona qualità ma privi di quei ‘colpi da maestro’ che più di sovente graziavano le hit dei dischi precedenti.
Ma non pensiate che vengano a mancare le care, vecchie galoppate contornate da abbondanti dosi di Humppa e Folk: oltre alla straordinaria “Korpens Saga” (ideale punto d’unione fra i Finntroll più maturi e “pensanti” e quelli più caciaroni e caotici), abbiamo infatti altre tre perle di puro ‘Trollish Metal’, vale a dire un veloce Black-Folk corredato da furiosi attacchi delle percussioni, danzanti melodie di tastiera, momenti di pausa atmosferica, cori e coretti in voce pulita (o, per meglio dire, in voce alcolica), serrati accompagnamenti di banjo e arpa a bocca: insomma, tutto quello che ha reso inconfondibile lo stile dei Finntroll. I tre momenti citati corrispondono ai nomi di “Ormhäxan”, caratterizzata da un ritornello facilissimo che farà sfracelli dal vivo; “En Mäktig Här”, che ritmicamente pare una versione (straordinariamente) migliorata di “Det Iskalla Trollblodet” e trascina in una danza irrefrenabile, e “Maktens Spira”, capitolo che va a finire direttamente fra le migliori tracce composte dal combo finnico: la beffarda, goliardica introduzione acustica è il preludio all’inferno di screams e riff distorti che seguirà di lì a poco – lanciati a tutta velocità, sostenuti da una esaltante tastiera pomposa che sembra provenire direttamente dai tempi dell'indimenticabile “Jaktens Tid” , i Troll si mostrano decisamente carichi ed in piena forma, pronti a dare una nuova, superba prova di potenza.
Ebbene, è giunta l’ora di tirare le conclusioni: “Ur Jordens Djup” si rivela un disco meno facile del previsto, che necessita di una quantità di ascolti superiore al solito per essere interiorizzato a dovere: ad apprezzarlo maggiormente sarà chi ha legato il proprio cuore al primo, grezzo disco della band, il feroce “Midnattens Widunder”; chi vuole un disco easy, pieno di brani immediati e travolgenti come “Trollhammaren” o “Ursvamp”, invece, potrebbe ritrovarsi nello stereo una cocente delusione – la scelta dell’acquisto spetta a voi lettori, permettetemi solamente di approvare e premiare la non facile scelta di trattenersi dallo scadere in banalità commerciali. Beware, humans!
VIDEO
Nedgång