- Martie Peters - voce, chitarra, synth, pianoforte, programmazine
- Martin Slott - chitarra
- Jakob Schlein - batteria
- BJ - basso
1. Fallen
2. Chosen One
3. Shallow
4. The Clown
5. Wish
6. For What It’s Worth
7. Swimming In Your Blue Eyes
8. Silence Sits At My Throne
9. Kill The Pain
10. Waitin’ In Line
11. All I Have
12. Road To Salvation
Road To Salvation
Quella nel Rock di Martie Peters è stata un’esperienza lunga e proficua, con la pubblicazione di quattro album con la sua band Push tra il 1996 e il 2002, con diversi tour attorno all’Europa e con la realizzazione del progetto solista del Martie Peters Group. Tale progetto porta a compimento nel 2007 il secondo full-lenght Road To Salvation, un’opera AOR di buona raffinatezza e maturità stilistica, carico di influenze da grandi nomi quali Def Leppard, Kip Winger, Mike Tramp (e i suoi White Lion), i Tesla o addirittura Bryan Adams.
Il compositore danese dà subito prova della sua spiccata musicalità con Fallen, dove il contrasto tra le chitarre distorte e i ritornelli catchy e coinvolgenti si fa evidente e chiaro; Chosen One è invece più votata a riscoprire il sound di Adams o dei canadesi Harem Scarem, soprattutto per l’accostamento di un tono vocale delicato e determinato al tempo stesso a distensioni melodiche di grande spessore. I tratti Hard Rock si smorzano e lasciano poi spazio a brani AOR sognanti anche se tradizionali come Shallow o The Clown, dotate di un ritmo trascinante e di soluzioni alquanto dirette e semplici.
Martie Peters sa condire ogni canzone con la sua passione e il suo timbro rilassante ed avvolgente: basta lasciarsi trasportare da un episodio come Swimming In You Blue Eyes per comprendere quanto sia rilevante l’influenza di Bryan Adams o in generale di un AOR degli Ottanta che trova anche nel pianoforte un significativo apporto.
Certamente l’album pecca abbastanza in originalità poiché le tracce sono molto simili e i canoni di Martie Peters si ripetono pressoché invariati in sequenza: tuttavia l’ascoltatore rimane affascinato da tanta melodia e tanta capacità di sintesi musicale di elementi semplici ma non banali, come dimostra Silence Sits At My Throne, dove il feeling Pop emerge più intenso.
In definitiva, si consiglia di dare una possibilità a questo ragazzo danese perché chi cercherà un album privo di fronzoli, non complesso ma elegante, troverà un valido esempio in Road To Salvation, composto nell’arco di due anni, ma davvero ben curato sotto l’aspetto della produzione e del song-writing. Di sicuro i capolavori del genere sono altri e questo si limita a ripetere gli stilemi dell’AOR, ma il processo di imitazione è efficace per il sentimento in grado di trasmettere.