- Steve Thorne - voce, chitarra, tastiera, percussioni, bass pedals, FX, sequencers, loops
- Nick D'Virgilio - batteria, percussioni
- Geoff Downes - tastiere, pianoforte, Hammond
- John Mitchell - chitarra
- Pete Trewavas - basso
- Tony Levin - basso, stick
- Gary Chandler - chitarra
- Chris Beggs - percussioni, bongo, tamburello
- Gavin Harrison - batteria
- Rob Aubrey - loops per percussioni
- Dave Meroes - Rickenbacker
- Martin Orford - Hammond
- Arnie Cottrell - mandolino
- Liz Allan Backing - voce
- Yan Zewada - tromba
- Anna Wyse - viola
- Louise Coggins - violino
- Lydia Handy - violino
- Katie Higgins - violoncello
- Bernard Postlehwaite - violoncello
- Adrian Cleverly - corno, trombone
- Kate Redwood - corno
1. Toxicana Apocalypso (Instrumental) (05:08)
2. Wayward (05:51)
3. Crossfire (04:43)
4. Roundabout (04:24)
5. Hounded (07:13)
6. All The Wiseman (05:20)
7. Greatest Ordeal (03:08)
8. 6am (Your Time) (Instrumental) (02:47)
9. Solace (Instrumental) (02:33)
10. The White Dove Song (05:59)
11. Sandheads (07:30)
Part Two: Emotional Creatures
Circondato da un cast d'eccezione come Nick D'Virgilio (Spock's Beard) e Gavin Harrison (Porcupine Tree) alla batteria, Tony Levin (Peter Gabriel/King Crimson), Pete Trewavas (Marillion) e John Jowitt (IQ, Arena) al basso, Martin Orford (IQ) e Geoff Downes (Asia) alle tastiere, John Mitchell (It Bites, Arena) e Gary Chandler (Jadis) alle chitarre, il polistrumentista Steve Thorne non poteva fallire clamorosamente nella stesura della seconda parte del suo concept Emotional Creatures.
Nasce in questo modo un'opera complessa, che si sviluppa in undici capitoli di Progressive Rock, ricchi di reminescenze Art del tipico stile di IQ e Arena: Steve Thorne ha uno spiccato senso musicale e lo dimostra nei diversi episodi che si susseguono nel full-lenght.
E' di certo evidente l'apporto strumentale conferito dai grandi musicisti che han preso parte al progetto perché le sezioni clean e distorte si alternano con estrema varietà, creando atmosfere particolarmente riflessive nella seconda Wayward o nella seguente Crossfire.
Le tematiche esistenziali affrontate non son sicuramente il punto di forza del concept, dato che da decenni ormai nel Progressive Rock sembra una consuetudine soffermarsi sulla realtà psicologica dell'uomo: ciò comunque permetterà di far raggiungere all'album uno stile votato all'esplorazione di sonorità delicate, distanti dall'esibizione di passaggi tecnici o di preziosismi inutili.
Questo elemento comunque rappresenta un'arma a doppio taglio, in quanto l'album nel suo sviluppo appare abbastanza soporifero, nonostante siano state inserite soluzioni non banali da parte di D'Virgilio e Mitchell, veri punti di forza del platter. Troppi infatti sono gli intermezzi privi di mordente e basati su un'atmosfera ripetitiva e monotona: a rompere questo schema intervengono alcuni episodi come Hounded, derivato dallo stile IQ e Arena, o l'altrettanto melodica The White Dove Song, simile agli Asia anche per l'apporto del tastierista Geoff Downes.
Il giudizio su Part Two: Emotional Creatures è quindi incerto poiché, pur presentando una struttura omogenea e pur essendo ben eseguito, è alquanto fiacco e piatto in numerose sezioni: certamente Sandheads conclude il disco con le sue deliziose rivisitazioni dei Genesis e dello stesso Peter Gabriel ma questo modello doveva essere seguito per gran parte dell'opera. Ben poco di innovativo affiora infatti nelle distensioni acustiche che accompagnano ciascuna canzone e che alla lunga stancano l'ascoltatore.
Pertanto si consiglia il secondo capitolo discografico del progetto Emotional Creatures solo ai cultori del Progressive, che non si lasciano sfuggire neanche un'uscita nel genere. L'album non è per nulla scarso ma con una serie di guests come quelli che han preso parte all'esecuzione degli undici brani, ci si aspettava qualcosa di straordinario.