Voto: 
7.3 / 10
Autore: 
Iacopo Fonte
Genere: 
Etichetta: 
Touch And Go Records/Promorama
Anno: 
2007
Line-Up: 

:
- Sierra – voce, chitarra, flauto
- Bianca – percussioni, piano, sintetizzatore

Tracklist: 

:
1. Rainbowarriors
2. Promise
3. Bloody Twins
4. Japan
5. Sunshine
6. Black Poppies
7. Werewolf
8. Animals
9. Houses
10. Raphael
11. Girl and the Geese
12. Miracle

CocoRosie

The Adventures of the Ghosthorse and the Stillborn

Il fenomeno CocoRosie, sorto tutto d’un tratto nel 2003 con quel La Maison De Mon Reve che aveva fatto innamorare mezzo mondo delle due sorelle americane, guadagnandosi il titolo di capolavoro, continua oggi a colpire, nonostante pareri contrastanti, con il terzo The Adventures of The Ghosthorse And The Stillborn. Da una parte sbraita chi afferma che da Noah’s Ark (2005) Sierra e Bianca celino una ripida parabola discendente con una serie di espedienti pretestuosi, pseudo intellettuali e innovativi – come ideare e produrre una collezione di vestiti (la Red Bone Slim), fondare una propria etichetta, la Voodoo Eros Records, al fine di promuovere il progetto parallelo di Sierra i Metallic Falcons e creare “il primo caso di appendice fisica di una label” (Bianca dixit), per indicare una galleria d’arte/negozio a Manhattan, chiamato The Museum Of Nice Items -. Dall’altra non mancano anche le fedeli apologie dell’operato di Sierra e Bianca.
Lasciando da parte però i pregiudizi e i blocchi ideologici, una cosa è certa e la si può ammettere senza remore: le due principesse dell’indie americano sono alquanto produttive e non intendono minimamente farsi sfuggire l’onda. Alle loro spalle poi la Touch And Go – che nel 2003 non aveva pensato due volte a ottenere la firma delle due ragazze, appena tornate dal cuore pulsante di Parigi, Montmartre – ovviamente porta il moniker CocoRosie in palmo di mano, cercando di spianar loro il più possibile la strada.

Così Sierra e Bianca – che da bambine erano state “ribattezzate” dalla madre col nome d’arte rispettivamente di Rosie e Coco – sono partite dalla loro attuale residenza a Brooklyn alla volta dell’intrigante Reykjavik, dove hanno dato vita al terzo capitolo della loro discografia. Un disco che si presenta, come da copione, ricco di colori, di guerrieri di arcobaleni (Rainbowarriors evidenzia la storica impronta hip-hop del loro sound), degli immancabili giocattoli che fanno da scheletro all’apparato sonoro, di immagini di sole, di terre lontane (la scherzosa Japan), di case e animali. Quel che aveva costituito il punto di rottura, il concreto elemento innovativo della loro musica, ormai si preannuncia da solo, ma lo fa sempre con stile. La linea di Noah’s Ark non viene dunque rivoluzionata certamente – motivo per cui chi ha chiuso con le CocoRosie con il secondo album non dovrebbe riaprire il capitolo – ma il mood ne esce arricchito da una produzione sicuramente migliore (la preziosa collaborazione di Valgeir Sigurdsson, già noto per progetti come Dancer In The Dark con Bjork) e da una venatura hip-hop decisamente più forte. La seconda Promise rappresenta forse l’emblema di questo lavoro; l’accostamento tra il background di casa loro e l’attenzione maniacale per la resa vocale danno vita a dei buoni spunti, che risollevano sicuramente un’Arca di Noé che aveva fatto affondare le sorti artistiche delle due sorelle. Altro episodio splendente e raffinato è la dolce Sunshine, che poggia su un onirico e romantico giro di piano, o la settima Werewolf, dotata di uno sprazzo di clean, piuttosto estraneo alle soluzioni vocali predilette da Bianca e Sierra (molto brava nel pezzo operistico della malinconica Houses).

Questo terzo lavoro insomma è ricco di emozioni, non certo inedite, che colpiranno profondamente chi si accosta per la prima volta alle CocoRosie, ma che non deluderà di certo anche i fan di vecchia data di Bianca e Sierra, autrici di un disco screziato, denso di particolari, di momenti di oscura malinconia, frammentati da improvvisi passaggi giocosi e sorprendenti.


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