- Massimo Morante - chitarra
- Fabio Pignatelli - basso
- Claudio Simonetti - pianoforte e sintetizzatore
- Maurizio Guarini - pianoforte e sintetizzatore
- Agostino Marangolo - batteria e percussioni
1. Roller (04:41)
2. Aquaman (05:24)
3. Snip-Snap (03:38)
4. Il Risveglio Del Serpente (03:31)
5. Goblin (11:09)
6. Dr. Frankenstein (05:54)
Roller
L’inaspettato successo di Profondo Rosso porta inevitabilmente alla ribalta il nome dei Goblin, i quali devono quindi ripetersi per non tradire le aspettative della critica. Arriva il 1976 ed alla batteria subentra Agostino Marangolo, che sostituisce il vecchio drummer Walter Martino. Inoltre, alla band italiana si unisce anche Maurizio Guarini, tastierista cui apporto sarà fondamentale per la composizione dei nuovi brani. In questo periodo i cinque ragazzi hanno gusti assai differenti: si passa dal Rock amato da Simonetti agli ascolti Funk e Blues tipici di Pignatelli. Dall’unione di diversi stili ed influenze nasce Roller, secondo full length dei Goblin nonché uno dei loro pochissimi dischi a non accompagnare alcun film.
Come da tradizione ad aprire l’opera vi è la titletrack, Roller appunto. Dopo una brevissima ed oscura introduzione ecco il basso e la batteria duettare in modo formidabile, proprio mentre le tastiere dipingono atmosfere suggestive, vero marchio di fabbrica dei Goblin. Qui però non c’è il peso di una colonna sonora alle spalle ed i cinque musicisti italiani possono perciò sbizzarrirsi. Il motivo iniziale, di chiaro stampo progressivo, ritorna spesso nel corso del brano, senza tuttavia annoiare l’ascoltatore. E’ comunque la coppia Simonetti - Guarini a rendere entusiasmante il pezzo, grazie ad un lavoro ben coordinato e capace di trasmettere emozioni forti. Pur contenendo al suo interno una track in meno, Roller è dotato di un minutaggio maggiore rispetto a Profondo Rosso, la cui durata non superava nemmeno la mezzora. Ciò è dovuto ancora una volta alla natura dell’album, del tutto esclusa da qualsiasi logica di mercato cinematografico.
Aquaman, seconda traccia di Roller, è decisamente più distesa rispetto alla titletrack dell’album. Il dolce suono di una chitarra acustica si fonde a quello dei sintetizzatori, il tutto accompagnato da una straordinaria sensazione di quiete. Nella frazione centrale il brano prende vigore: Morante si lancia in un assolo che risente inoppugnabilmente delle influenze pinkfloydiane, infiammando così l’animo dell’ascoltatore. Con Snip-Snap si ritorna invece al classico sound targato Goblin, dove i ritmi tipici del Rock progressivo vengono mescolati agli abbozzi elettronici di Guarini e Simonetti. La mancanza di parti cantante non penalizza minimamente i cinque musicisti italiani, autori, anche stavolta, di un lavoro davvero superlativo. Il Risveglio Del Serpente ricorda, per via delle atmosfere evocate, Aquaman, con la quale condivide appunto un indole composta e flemmatica. L’assoluto protagonista del brano è il pianoforte, ma pure chitarra acustica e sassofono lasciano una degna impronta del proprio passaggio.
Rispetto a Profondo Rosso, Roller è caratterizzato da un suono meno tecnico, ma forse più ricercato. I virtuosismi hanno qui un ruolo limitato; vengono preferiti invece originalità ed estro. Ciò non significa che Roller sia un lavoro più accessibile del suo predecessore, anzi. La dimostrazione lampante, e definitiva, dell’innata bravura della band italiana arriva con Goblin, mastodontico brano della durata di ben undici minuti. Dopo una breve introduzione fa la sua comparsa il pianoforte, da cui escono una serie di note a dir poco angoscianti (ricordate Profondo Rosso?), seguito dall’irruzione improvvisa di chitarra, basso e batteria. La canzone si sviluppa poi tra dolci arpeggi di chitarra ed inquietanti giri di tastiere. A sostenere i vari intrecci sonori ci pensa sempre l’attenta sezione ritmica, composta da due ottimi musicisti: Agostino Marangolo e Fabio Pignatelli, una coppia che farà storia. Quella che può essere considerata a tutti gli effetti una delle più belle suite del Progressive Rock italiano termina infine in modo brusco ma assolutamente vincente. Il capitolo conclusivo di Roller si intitola invece Dr. Frankenstein, un pezzo che risente eccessivamente della propria posizione nella tracklist del disco (non era forse meglio porre al suo posto la magnifica Goblin?). Il brano ricorda fin troppo le sonorità “da film” di Profondo Rosso e non può perciò competere con le altre tracce dell’album. Quando ormai Roller sembra volgere al termine, però, Dr. Frankenstein riserba un ultima, graditissima, sorpresa: un finale semplicemente stravolgente, nel quale i Goblin si abbandonano ad un intruglio sonoro a tratti psichedelico, una trama fatta di musicalità quasi d’altro mondo, due minuti di pura follia.
Roller non è certo un disco passato alla storia, ma forse, invece, dovrebbe esserlo. Rispetto al suo predecessore esso vanta, infatti, un sound meno inquadrato, più libero, creativo e peculiare. E’ con questo lavoro che i Goblin raggiungono il loro apice artistico, e non è un caso, forse, che si tratti di un disco non legato a vincoli di tipo cinematografico. Roller è perciò un vero must per tutti gli appassionati di Progressive Rock ed il prodotto ideale per tutti coloro che hanno visto, e vedono, nei Goblin una delle sue migliori realtà in Italia.