- Rocky Votolato – voce, chitarra acustica, armonica
- Cody Votolato – chitarra elettrica
- Phil Wandscher – chitarra elettrica
- Casey Foubert – basso, pianoforte, tastiere, violino, batteria
- James McAlister – percussioni
1. White Daisy Passing (03:07)
2. Portland Is Leaving (02:45)
3. The Night's Disguise (03:17)
4. She Was Only in It for the Rain (03:09)
5. Uppers Aren't Necessary (02:55)
6. Wait Out the Days (02:43)
7. Streelights (02:29)
8. Tennessee Train Tracks (02:25)
9. Goldfield (03:32)
10. Tinfoil Hats (02:39)
11. Where We Left Off (05:38)
12. Makers (03:17)
Makers
Rocky Votolato rappresenta una delle tante proposte che la scena cantautoriale americana ha visto emergere negli ultimi tempi. Makers è la sua quarta opera, che segue il brillante Suicide Medicine e si impone nel mercato come una sorpresa degna di considerazione. Il cantautore texano ha il cognome pesante: il fratello Cody, impegnato alla chitarra in Makers, è il chitarrista dei The Blood Brothers, storica formazione Post-Hardcore americana. Si è aggiunto alla band pian piano creata da Rocky per poter mettere in luce gli aspetti del suo Indie cantautoriale che, come è lecito attendersi, spazia dal Pop al Rock, al Folk, con la chitarra acustica a recitare sempre un ruolo di prim’ordine, melodie ed arpeggi semplici semplici che ci fanno ricordare sonorità quali quelle dei Kings Of Convenience, ad esempio.
Proprio l’incipit del disco, con White Days Passing e la successiva Portland Leaving, mette le cose in chiaro: il full-lenght firmato Rocky Votolato è la colonna sonora ideale per una passeggiata sulla spiaggia al tramonto di una giornata calda e affollata, in cui il silenzio si lascia tormentare soltanto dalle note soffuse, quasi sussurrate della chitarra acustica. Il copione è sempre lo stesso. Anzi, rischiamo quasi di essere tacciati di scarsa fantasia nell’immaginare lo scenario che si apre di fronte a Makers. Il dato di fatto, tuttavia, è proprio questo: Votolato scrive un disco semplice e fin troppo orecchiabile, che non ci fa sobbalzare sulla sedia, ma ci accompagna in poco più di mezz’ora con i soliti ingredienti. Il merito sta tutto nell'aver conferito a questo full-lenght i connotati delle cose genuine che soltanto un ragazzo di provincia senza troppi grilli per la testa sa mettere in gioco.
E’ questo il carattere dominante di Rocky Votolato che, trasmesso al suo Makers, lo consacra a valido protagonista di quella scena Indie semi-acustico che ha già visto tanti nomi salire sul trono per poi sparire nel nulla o, al contrario, continuare la scalata. Vedi ad esempio i Death Cab For Cutie di Chris Walla, con cui Votolato ha collaborato qualche tempo fa, alle cui sonorità si ispira Uppers Aren’t Necessary, con l'arpeggio di chitarra acustica a fare da sfondo, che solo nel finale vede emergere la fisarmonica che conferisce al pezzo un tocco di ulteriore fantasia. Non ci sono momenti di rara intensità, ma nemmeno punti in cui verrebbe voglia di passare alla traccia successiva. Anzi, c’è spazio pure per qualche ballata, come la sognante Wait Out the Days, oppure Where We Left Off, che chiude il cerchio (prima della title-track Makers, dal discreto impatto emotivo) tra voci soffuse e un arpeggio di chitarra che sembra descrivere una giornata autunnale di pioggia battente. E’ un mescolarsi di sonorità che potrebbero fornire diversi rimandi, questo Makers.
E’ un full-lenght che si fa ascoltare senza resistenze, ma cui manca qualcosa di fondamentale, la perla che si erge sopra a tutte le altre, forse. Non manca tuto il resto: c’è la melodia, c’è una chitarra acustica imbracciata con stile, ci sono gli innesti elettrici del fratello Cody, e l’armonica che ogni tanto spunta a fare da contrappunto. Se amate il genere, Makers è ciò che fa per voi; potrebbe rappresentare addirittura un piccolo classico. Se, al contrario, con il cantautoriale americano in stile Elliott Smith (ad esempio) non avete molta dimestichezza, non è questo il disco ideale per iniziare.