Sono romani, dicono di credere nelle chitarre scordate e in Camilla Parker Bowles. Hanno capito che le spillette costano meno del frack e si sono dati all’Indie Rock. Ladies and gentlements, ecco a voi i Micecars, irriverente quartetto capitolino, giunto al battesimo nel mercato del nostrano rock indipendente con I’m the Creature, uscito sotto Homesleep (con la doppia produzione di Matteo Agostinelli degli Yuppie Flu e Francesco Donadello dei Giardini di Mirò).Le sorprese sono tutte da scoprire, ascoltanto questo concentrato di strofe, melodie e ritornelli, che la band romana ha confezionato con arguzia ed un pizzico di follia, che in questo caso non guasta per nulla. Anzi, il risultato andrebbe dritto sulla copertina di NME, fossero i Micecars originari della terra d'albione; perché per essere un esordio questi ragazzi ci mettono passione, impegno e spremono il tutto una volta entrati in scena. Vogliate o meno, sono "animali" da palcoscenico, che nell'anima hanno il live, senza mezze misure.

Sembra scritto a bella posta per essere condiviso con altre centinaia di cuori, questo I’m the Creature. Le chiacchiere si sprecano, ad un primo ascolto, come il rimando a band navigate come i Pixies dei tempi più splendenti, ma non le vogliamo ascoltare. Non lo facciamo perchè questi ragazzi hanno sfornato uno dei prodotti più brillanti della recente scena musicale del nostro paese. E lo si evince fin dall’incipit di questo full-lenght. Con la bellissima Watxh Over Your Gun, traccia d’apertura, si consumano le prime sensazioni forti, tra suoni distorti e una chitarra acustica che ci abbandonerà solo nel finale. C’è un po’ di tutto, dicevamo: il lo-fi di chiara ispirazione americana anni ’90, fino alle esplorazioni grunge (Nihil is The Quest), in salsa pop, come nel caso di Hulk Hogan, che con Herectical (in cui lo stile Pixies assume maggiore risalto) sembra riprendere un filo interrotto.

Senza dimenticare pezzi di beatlesiana memoria come Introducing The Liquid Pets o una Fritz Is Alive colma di stranezze e con chitarre aperte nel pieno di una tempesta sonora.C’è tutto quello che non ti aspetti, insomma, in questo disco. Cammianiamo e ci attendiamo una nota che non arriverà mai; oltre l’orizzonte non c’è nulla di scontato, e I’m the Creature si connota con un insieme di continue scoperte che lo rendono un qualche cosa di unico ed essenziale, tanto da scuotere senza mezze misure la scena Indie italiana. Di questo aveavmo bisogno, forse, soprattutto dopo tre anni di gestazione (i Micecars affondano le proprie radici nel 2003), in cui la band romana ha ottenuto in serie premi e riconoscimenti se non altro lusinghieri.
Ascoltare i Micecars è come immergersi in un’altra dimensione, che fatichiamo ad un primo impatto a ricollegare alla nostra terra ed alla nostra nazione. Questi ragazzi cantano in inglese fin quasi a confondersi con quanto accade oltre Manica o dall’altra parte dell’oceano Atlantico. Sembrano, eppure non sono. Parlano infatti la nostra lingua e le loro gesta hanno avuto un principio nella capitale del nostro Paese. Mettiamo da parte il provincialismo, per una volta. Evitiamo di cadere in considerazioni scontate, rendendoci conto che questi Micecars hanno esploso il primo botto con un disco pieno di novità e che vi rinfrescherà per un po’ le idee.Non inventano nulla di nuovo, per carità, ma suonano come una folata di vento improvviso.