- Filippo Bordignon – voce
- Francesco Spinelli – chitarra
- Federico Pellizzari – batteria
- Alessandro Milan – basso
1. Tutti Impazziscono per i Tuoi Occhi di Cammello ma Lui No (03:02)
2. Balletto Automatico (06:11)
3. Mozo (02:28)
4. Terry Riley (04:57)
5. Terry Riley (Reprise) (04:57)
6. Senza Titolo (03:56)
Vita politica dei Casa
I Casa si presentano ai nastri di partenza del mercato musicale saltando gli ostacoli a piè pari, con il primo disco, dal titolo Vita politica dei Casa. Quartetto eccentrico e avezzo alla sperimentazione, il loro è Indie Rock che con le classiche sonorità dell’indipendenza musicale non ha nulla a che vedere.
Si tingono di follia, spesso e volentieri. I Casa si mostrano in tutta la loro genuinità, mettendo in chiaro da subito che il loro è Rock adatto ad prendere vita in luighi destinati alle Esposizioni di Arte Moderna. Perché, forse, è questo il modo per far incontrare le loro sonorità con lo scenario più adatto ad una tale espressione artistico-musicale.
Non hanno mai realizzato cover (rischierebbero di uniformarsi a tanti stereotipi che proprio ai nostri giorni imperano sulla scena, dicono), hanno anzi composto un tale numero di canzoni da poterne selezionare alcune adatte a comporre il percorso di questo primo full-lenght. Un qualcosa che si pone a metà strada tra il viaggio musicale e la schizofrenia artistica.
Sei tracce, divise tra i modelli (non proprio allineati) dell’Indie modernamente inteso e la sperimentazione, la quale spesso si incontra con la dimensione dell’improvvisazione musicale che trova conferma anche nelle liriche composte in questi anni (i Casa sono nati nel 1999) dalla voce Filippo Bordignon. La traccia iniziale Tutti Impazziscono per i Tuoi Occhi di Cammello ma Lui No è una cavalcata elettronica che esplode nel finale con l’unica parte testuale che recita proprio la bizzarra frase che conferisce il titolo al pezzo. Con Balletto Automatico, invece, capiamo di trovarci nel bel mezzo di un trip musicale in piena regola. Oramai eravamo troppo anziani per morire; oramai non c’è pane troppo vecchio quando dormi per la strada come noi, recita la lirica del pezzo, che tra riff impazziti e momenti di quiete apparente ci porta dritti a Mozo. Traccia cervellotica, questa, che miscela momenti di incanto fatto di melodie e prove di abilità compositiva a parole che faticano a trovare (in noi) un filo logico coerente.
E’ questa la peculiarità più disarmante dei Casa; arte e sonorità Rock (ma non troppo) si fondono in un connubio che permette di affondare la mente in una dimensione che mantiene comunque le connotazioni della schiettezza e della semplicità.
Proseguendo verso il finale c’è Terry Riley, unico pezzo in lingua inglese, omaggio sentito a colui che i Casa considerano essere il padre della musica minimalista. La ripresa strumentale, quinta traccia del full-lenght, è un continuo innestarsi di tappeti sonori sintetici e non proprio imediati all’impatto sonoro, che ci conducono dritti al gran finale.
Senza titolo, l’ultima traccia del disco, è forse l’immagine più nitida della band veneta. Siete al trotto / del mustang; / siete al trotto del mio mustang argentato / e vi disarcionerà / tutti dentro il suo occhio. Parole che si uniscono alla sperimentazione ed alla ricerca della modernità musicale che raggiungono l’apice proprio nel finale.
Due le strade, una volta terminata la folle corsa dei Casa, tra universi paralleli e sul filo del labile confine tra la lucidità e l’apparenza: ricominciare, perché questo disco, come uno stupefacente, vi ha reso dipendenti; estrarre il cd e passare ad altro.
Quello di Vita politica dei Casa è il concetto di mischianre live concert a performance, senza troppi fronzoli, lo dicono loro stessi. Inutile, quindi, porsi la fatidica domanda: dove vogliono arrivare? La risposta è nella loro musica. Per chi, con un pizzico di “sana” follia, riesce a comprenderla, è ovvio.