:
- Tristessa – voce, basso, chitarra acustica
- Katharsis – tastiere
- Hybris – chitarre
:
1. Mutter Astarte
2. God I Hate Them All
3. Lost
4. Whispers Of Chaos
5. Demonized
6. Lycon (feat. Attila)
7. Queen Of The Damned (feat. Henri TSK Sattler)
8. Heart Of Flames (Burn)
9. God Among Men (feat. Nicolas Sic Maiis)
10. Everlast
11. Black At Heart (feat. Angela Gossow)
12. Black Star
13. Princess Of The Dawn (Accept Cover)
14. Everlast II (Phoenix Rising)
Demonized
Devastazione totale! Si salvi chi può dalla furia bacchica delle tre fanciulle greche, le Astarte, che qui ricalcano la scena black europea e mondiale, con un Demonized che costituisce forse la prova più estrema ed esasperata che la ha viste coinvolte. A distanza infatti di ormai dodici anni e di quattro full-lenght alle spalle, il trio mediterraneo, di provenienza, un po’ meno nella musica, si mette in gioco questa volta con delle comparse di eccezione, che non fanno che aumentare la curiosità sul disco. Sono infatti coinvolti nel nuovo platter Attila Csihar (Mayhem), Henri TSK Sattler (God Dethroned) e niente meno che Angela Gossow dei Arch Enemy. Col supporto dunque di nomi prestigiosi, le tre ragazze capeggiate dalla voce potente e diabolica di Tristessa (uno screaming in stile Cadaveria) abbattono sull’ascoltatore sessantacinque minuti di un tagliente, perfido black metal, che tocca picchi di qualità in molti episodi. Purtroppo su una durata così lunga le Astarte cadono a volte in vicoli ciechi e ripetitività, col risultato di appesantire negativamente il sound.
L’inziale Mutter Astarte e God I Hate Them All sono però tracks di grande valore tecnico-esecutivo, con ritmi forsennati e violenti, oltre che di enorme coinvolgimento emotivo. Altri episodi che brillano di luce propria sono la title-track, fortemente strutturata nelle ritmiche e selvaggia nel vocal, Lycon – con l’intervento profondo e autorevole del vocalist dei Mayhem – e Queen Of The Damned, più aulica, grazie all’intervento illuminante di keyboards.
Caso a parte lo costituisce la decima Everlast, piuttosto d’atmosfera, onirica e malinconica che spezza l’ininterrotto succedersi di pezzi di sfrenata malvagità. Da menzionare è infine la cover degli Accept, Princess Of The Dawn, che però ha solo l’effetto di prolungare un ascolto eccessivamente pesante. Il difetto del disco dunque è la non godibilità totale che va a ledere quanto di buono le Astarte dimostrano in alcuni brani.