- Mikael Stanne - voce
- Anders Jivarp - batteria
- Martin Henriksson - chitarre
- Niklas Sundin - chitarre
- Michael Nicklasson - basso
- Martin Brändström - elettronica, tastiera
1. FreeCard (04:34)
2. ThereIn (05:57)
3. UnDo Control (05:13)
4. Auctioned (06:09)
5. To a Bitter Halt (04:51)
6. The Sun Fired Blanks (04:19)
7. Nether Novas (06:16)
8. Day to End (03:10)
9. Dobermann (04:41)
10. On Your Time (05:40)
Projector
Projector, datato 1999, è una delle opere più sottovalutate ma più sorprendenti dei Dark Tranquillity, poiché Stanne e compagni presentano una novità coraggiosa e intraprendente, mutando lo stile degli album precedenti e mescolando il Death Melodico di The Mind’s I ad elementi Gothic ed elettronici che conferiscono risultanti eccezionali all’intero full-lenght.
Il disco gioca sulla contrapposizione tra i passaggi veloci e aggressivi che contraddistinguono la band a stacchi di tastiera, lenti e riflessivi: anche le voci subiscono un radicale cambiamento, affiancando cori clean o addirittura femminili al growl possente e profondo di Mikael. Gli effetti creati dall’impiego dell’elettronica, come anche la grande varietà di riffs validi all’interno di ogni traccia, rendono il cd più ricco nei contenuti e piacevole all’ascolto.
Le canzoni, tutte di media lunghezza, sono dieci e in ciascuna di esse viene dato largo spazio alla melodia, rappresentata dagli arpeggi di chitarra non distorta, dai cori atmosferici e suadenti e dalle tastiere usate o di sottofondo o come strumenti portanti.
Il pianoforte introduttivo di Free Card si dissolve non appena i temi rabbiosi delle chitarre distorte prendono corpo, sui quali presto si aggiungono la batteria, precisa e veloce, e la voce straziante di Stanne, che segue la scia di quella proposta su The Mind’s I e che si adatta con perfezione alle composizioni aggressive e complesse disegnate soprattutto dalle due chitarre: esse si intrecciano a costituire il suono unico e caratteristico della band di Göteborg.
La seconda There In si distingue per il ritornello clean, in cui la voce di Stanne diventa espressiva e malinconica, accompagnata da arpeggi continuati, con l’intento di lasciar trasparire un senso di sconforto e di disperazione. In UnDo Control compare l’angelica voce femminile già presente sugli altri full-lenghts precedenti: questa volta però viene posta in un registro globale diverso, in un brano tra il Death e il Gothic, uno dei più significativi dell’album per la melodia che sprigiona, una melodia inquieta e pensosa, che si ritrova nella ballata seguente, Auctioned, in cui il coro ininterrotto diventa generatore di vere emozioni, stagliandosi sul mesto pianoforte che è largamente sfruttato dal five-piece svedese solo in questo Projector.
Allo stesso modo di Free Card, l’introduzione acustica di To A Bitter Halt si sfalda per l’intervento delle potenti e travolgenti chitarre, che dipingono nella parte centrale un buon assolo: è infatti il rincorrersi delle due chitarre il punto forte del gruppo, capace ormai di padroneggiare tecniche di composizione veramente avanzate.
Il 1999 è anche l’anno di Colony, quarta pubblicazione degli amici In Flames e in molti elementi i due lavori sono simili come impostazione; The Sun Fired Blanks è la testimonianza delle innovazioni apportate nella loro musica da entrambe le formazioni: ritmo veloce, batteria ben strutturata e trascinante, come nella settima traccia, Nether Novas, notevole nei cambi di ritmo e nelle aperture sonore.
Inusuale e non facile da assimilare è invece la ballata Day To End, basata completamente sui giochi dell’elettronica e della voce pulita di Stanne. Sicuramente meno tristi sono le sonorità di Dobermann, caratterizzata dall’alternanza di interruzioni calme ad intermezzi tecnici.
Projector si spegne infine con On Your Time, pezzo aperto da un riff furioso e violento di Anders alla batteria e proseguito allo stesso modo dei precedenti. L’album contribuisce ad ampliare i componenti che contraddistinguono il Death Metal Melodico svedese, aggiungendo innovazioni inedite e preparando un ulteriore futuro evolutivo per i cinque di Göteborg: ormai il magnifico The Mind’s I costituisce un passato che forse non sarà mai rivisitato dalla band, proiettata verso altri orizzonti, ma fedele alla precisione delle composizioni di ogni sua nuova pubblicazione.