- Ramblin' Eric - voce
- Handy K - chitarra, armonica e violino
- M. - chitarra
- Mark-A - basso
- Gravedigger Paul - batteria
CD 1
1. Dead Cigarettes (04:11)
2. (Just Another) Phone Boot Story (03:46)
3. Powdery Kiss (03:11)
4. Sex Goddess (03:11)
5. The Saddest Glimpse (06:11)
6. Devil May Care (06:26)
7. My Heart Is Always Filled With Pain (04:40)
8. Deep In The South (04:38)
9. Jesus Don't Come Thru The Mainline (03:46)
10. Tears Will Flow (06:26)
11. Hang On To My Sorrow (03:52)
12. The Drug Shack (02:36)
13. Metro Station Blues (03:44)
14. Love Never Sleeps (08:58)
15. Bourgeois Bitch (08:09)
CD 2
1. Tribute To JLP (01:00)
2. Darkness At The End Of The Tunnel (07:28)
3. Slice Up The Armageddon (02:50)
4. 1.000 Reasons To Die (06:03)
5. Bottom Of The Barrel (04:00)
6. Grey Velvet Dress (04:56)
7. Dream Of Dark Amber (08:22)
8. Life Is A Bad Taste Joke (05:24)
9. Life Of Consumption (01:49)
10. My Past Is My Tomorrow (04:00)
11. The Quiet Side (Live) (04:08)
12. Bottle Of Sin (Movements I-II-III) (16:53)
13. Ghost Rider (04:48)
14. Deep In The South (2001 Version) (03:39)
15. Life Is A Bad Taste Joke (2001 Version) (03:54)
Facts Of Life: The Unfinished Sessions
E’ sempre un dispiacere quando una band del panorama underground decide di chiudere i battenti, specie se il gruppo in questione ha sempre prodotto musica interessante. Stavolta stiamo parlando dei Dead Cigarettes, nati in quel di Roma all’inizio del 2000 e trascinati dalla carica del singer - poeta Ramblin’ Eric. Dopo una serie di concerti di scarso rilievo, il complesso capitolino incide un demo, l’unico della propria carriera. Seguono sfortunate vicende e cambi di line up, che non impediscono comunque ai Dead Cigarettes di incidere ben venticinque canzoni, le quali sarebbero dovute finire su un ipotetico doppio album mai pubblicato. Alcuni mesi più tardi la band romana è costretta allo scioglimento, dovuta sia a dipartite improvvise sia ad una certa frustrazione generale. Esattamente un anno dopo la fine dei Dead Cigarettes, Handy K e Mark-A scelgono di ridare spazio al loro vecchio progetto, rendendo disponibile, sul loro sito ufficiale, questo Facts Of Life: The Unfinished Sessions.
Quello che mi appresto a recensire non è un demo, né un mini, né tanto meno un album. E’ semplicemente la raccolta di quei trenta pezzi incisi con tanto entusiasmo a cavallo fra la primavera e l’estate del 2003. Non si tratta assolutamente di un lavoro professionale, ed il gruppo ci tiene a precisarlo, in quanto sono presenti numerose sovraincisioni e mixaggi azzardati. Facts Of Life: The Unfinished Sessions è comunque una testimonianza preziosa, la dimostrazione di come i Dead Cigarettes fossero una formazione valida e fuori dagli schemi. Nel loro sound sono facilmente riscontrabili elementi Punk, Hardcore, Garage Rock, Blues e chi più ne ha più ne metta. E’ forse per la loro estrema creatività che il pubblico romano li ha sempre snobbati; suonando una musica ibrida e di non facile assimilazione raramente si raccolgono i frutti del proprio lavoro.
Facts Of Life: The Unfinished Sessions mette in mostra una varietà stilistica disarmante: si passa dal Garage Punk dell’iniziale Dead Cigarettes ad una semi-ballad malinconica e sofferta come The Saddest Glimpse. Le capacità tecniche dei cinque non saranno poi eccezionali, ma quando nel suonare ci si mette una tale passione la preparazione passa irrimediabilmente in secondo piano. Il fatto importante è che i Dead Cigarettes avrebbero potuto regalare tante belle canzoni agli appassionati di buona musica, se solo fossero stati più fortunati nel corso della loro sventurata carriera. Le cose però sono andate diversamente e queste trenta tracce sono tutto ciò che ci rimane di un progetto forse poco chiaro, ma senza dubbio sincero, impulsivo, eclettico.
La raccolta lasciataci in eredità dai Dead Cigarettes non rappresenta un capolavoro, né gode di una produzione perfetta, tuttavia merita attenzione per il mix di disparati generi presente in esso. Inoltre, il voto finale non va soltanto a Facts Of Life: The Unfinished Sessions, bensì agli stessi, sforunati Dead Cigarettes, ennesime vittime di quello spietato universo chiamato musica.