Voto: 
6.9 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Century Media
Anno: 
2002
Line-Up: 

- Johan Wadelius - voce

- Niklas Brodd - chitarra

- Martin Boman - chitarra

- Petter Ter-Borch - batteria

- Jesper Bagge - basso




Tracklist: 

1. A Million Crises

2. Silent Dance

3. For Real

4. The Inmost

5. Not The Ones

6. Fellow Sinner

7. Dead Air

8. End Of Words

9. Sudden Showers

10. Last Day Ever

Marble Arch

Another Sunday Bright

Formatisi nel 1994 sotto il nome di Evercry e dediti ad una musica ispirata a Candlemass e The Cure, gli inglesi Marble Arch registrano il loro primo full-lenght relativamente tardi, nel 2002: Another Sunday Bright segue altri due mini-cd precedentemente usciti per la piccola casa discografica svedese Heathendoom Records e, con questo album la band approda alla grande etichetta Century Media.
Lo stile proposto dal quintetto è un Gothic Rock con molte influenze English Pop e Indie, assai connesso con la produzione di The Cure, HIM, Entwine, ultimi Paradise Lost e Radiohead. In particolare sono riscontrabili numerosi elementi Dark Rock nell’approccio delle chitarre distorte con effetti elettronici, vicine ai Katatonia di Tonight’s Decision, e nei disegni tetri del basso che accompagnano costantemente la voce principale.

E’ proprio il tessuto che costituisce ogni canzone a fare la differenza, in quanto le parti strumentali non sono mai deludenti e avvolgono bene con il loro alone cupo e allo stesso tempo coinvolgente, ma è la voce acuta spesso a risultare pesante e ripetitiva. Ciò avviene proprio nel bel mezzo dell’album, che musicalmente costituisce una delle uscite migliori nell’ambito Gothic Rock e, pur essendo molto espressiva, tale voce dovrebbe essere più controllata su tonalità più gravi e depresse, dato il contesto decadente del concept. Già la copertina di Another Sunday Bright fa denotare l’argomento trattato dai testi oscuri: una donna seduta su una sedia, incapace di alzarsi per l’apatia interiore che la pervade, mentre fuori è domenica e splende un caldo sole. Il personaggio deve perciò compiere una scelta e la sua esperienza corrisponde metaforicamente a quella quotidiana di ogni individuo. Sicuramente un’ottima idea da parte dei Marble Arch, che mostrano di aver ricercato un sound adeguato al concept di Another Sunday Bright; tuttavia, pur provando a conferire un alone decadente, il risultato non è dei più soddisfacenti, in quanto ampi passaggi sono discostanti con la composizione angosciosa dei The Cure e dei Katatonia.

Vasto l’impiego dell’elettronica ala Radiohead, a condire grandi porzioni, rimanendo in sottofondo con arpeggi di chitarra clean a formare una base ritmica ben costruita per ciascuna canzone. Gli episodi più convincenti ci sono la tenebrosa opener A Million Crises, la quarta The Immost e la cadenzata Sudden Showers, splendide perle nell’architettura melodica, quasi distrutte dall’uso di una voce a tratti tra il disperato e l’allegro.
In realtà ciascuna traccia di Another Sunday Bright è apprezzabile per la carica emotiva che trasporta e per la sua orecchiabilità, ma i problemi sopra citati rendono l’opera alquanto strana per l’interpretazione vocale alquanto Pop/Indie.
Pertanto i Marble Arch compiono un lavoro discografico sorprendentemente per le aspettative e in futuro dovranno continuare sulla scia di Another Sunday Bright, osando maggiormente nella sperimentazione, in quanto il tutto risulta un grande connubio di classici del genere, una tradizione troppo ampia e troppo poco variata. Consigliato a tutti gli amanti del Gothic Rock emozionante, malinconico, introspettivo e riflessivo.

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