- Jukka Reverberi – chitarra, voce,programmazione
- Corrado Nuccini – tastiere, voce, programmazione
- Luca Di Mira – tastiere
- Mirko Venturelli – basso
- Francesco Donadello – batteria, percussioni
1. Dividing Opinions (02:10)
2. Cold Perfection (05:01)
3. Embers (04:26)
4. July’s Stripes (04:32)
5. Spectral Woman (05:01)
6. Broken By (04:26)
7. Clairvoyance (04:10)
8. Self Help (04:02)
9. Petit Treason (08:09)
Dividing Opinions
Dividing Opinions è l’ultima fatica dei Giardini di Mirò, la band emiliana che più di qualche segno ha lasciato nella recente scena indipendente della nostra penisola. E’ trascorso diverso tempo dagli esordi, a dire il vero, ma questi ragazzi dimostrano di avere ancora voce in capitolo, dopo aver consolidato come un marchio di fabbrica le sonorità che li hanno resi celebri nel corso del passato più recente.
I Giardini di Mirò pongono al cospetto dell’ascoltatore le loro più intime sperimentazioni, in questo nuovo disco che fin dal principio lascia trasparire tutte le sue emozioni. Le cose sono cambiate, e parecchio, anche se l’esperienza dell’EP The Soft Touch, datato 2002 e divenuto nel corso di questi ultimi anni il momento musicale essenziale della band, ritorna alla mente ascoltando questo nuovo lavoro.
E’ quasi scontato azzardare dei paragoni. Non lo facciamo, lasciandoci trasportare dalle atmosfere che Dividing Opinions disegna ancora una volta con le chitarre di Jukka Reverberi e per mano del tastierista Corrado Nuccini, icona del quintetto di Reggio Emilia (con alle spalle anche un interessante progetto da solista). Sono lontani i tempi dell’ondata Post Rock, con Rise And Fall of Academic Rifting; il titolo di questo loro terzo full-lenght è emblematico di per sé. La maggiore accessibilità ad un pubblico meno specializzato è il punto d’arrivo di Dividing Opinions. Cosa, questa, che potrà anche non fa piacere ai fans storici della band.
Lo si evince fin dalle prime battute che i Giardini di Mirò si sono avvicinati volutamente al paradigma tipico dell’Indie Rock, pur miscelandovi frammenti di musica di confine: la title track è nel contempo incipit di questo viaggio musicale. Si consuma in due minuti e qualche secondo, con suoni distorti e tappeti sonori ovattati; la voce si ode quanto basta. Sono già in primo piano le novità principali di questo full-lenght. Le melodie appaiono ben congegnate: a titolo di esempio citiamo la bellissima Cold Perfection, il cui arpeggio di chitarra, unito alla sezione ritmica, sembra dipingere un paesaggio invernale.
Il disco scorre senza particolari difficoltà, alternando sonorità tipiche del suono targato Giardini di Mirò ad altre più sperimentali, come accennato. E’ il caso di Spectral Woman (successiva alla strumentale July’s Stripes), in cui affiorano innesti elettronici che paiono conferire alla traccia una dimensione per così dire ultraterrena. Prima di Broken By, piatto forte di Dividing Opinions, contornato anche da un videoclip e lanciato come singolo portabandiera.
Quanto siano cambiati i tempi, è ormai chiaro. I Giardini di Mirò sono costantemente in discussione ed è forse questa la più bella delle loro peculiarità. Dividing Opinions prosegue con Clairvoyance, intrisa di dolcezza, traccia che sembra fare l’occhiolino a generi decisamente lontani da quelli interpretati da Nuccini e compagni. Ma che si erge ad icona di questo album, grazie soprattutto alla voce, suadente e profonda, di Kate Brewster.
Self Help si mostra come un momento di raffinato Pop, che impreziosisce senza dubbio il già valido impianto del disco, dimostrando (se ancora ve ne fosse il bisogno) tutta la cura e le attenzioni prestate dai Giardini di Mirò nell’affinamento delle melodie e delle parti di arrangiamento che vedono gli archi in prima linea. Un risultato notevole, del quale il quintetto emiliano sembra andare particolarmente orgoglioso.
La chiusura spetta a Petit Treason, la cui struttura musicale si denota soltanto dopo un paio dei suoi 8 minuti di durata complessiva. E’ la ciliegina su una torta ancora una volta ben riuscita. I Giardini di Mirò con questo terzo full-lenght si ergono sulla vetta di un mercato musicale, quello italiano, che necessiterebbe un po’ più spesso di contributi come il loro.
Si tratta, insomma, di un disco destinato a rimanere nella memoria collettiva per lungo tempo, anche se per apprezzarlo davvero l’ascoltatore dovrà necessariamente evitare di armarsi di preconcetti e facili (oltre che prematuri) giudizi. I Giardini di Mirò possono risultare fatali: le loro atmosfere colpiscono al cuore. Ma lo fanno pian piano, avvolgendo l’aria con le loro chitarre, le loro viole. Con quel pianoforte che ogni tanto compare ad aggiungere un ulteriore tocco di personalità.
Personalità, appunto. Nuccini e soci ne hanno, eccome.