- Jon Courtney - voce, chitarra, tastiera
- Chloe Alper - voce, basso
- Jamie Wilcox - voce, chitarra
- Jim Dobson - voce, chitarra, tastiera, basso, violino
- Andrew Courtney - batteria
1. Aeropause (02:22)
2. Goshens Remains (04:04)
3. Apprentice Of The Universe (06:56)
4. Bright Ambassadors Of Morning (09:31)
5. The Exact Colour (06:25)
6. I) Voices In Winter (10:29)
II) In The Realms Of The Divine
7. Bullitts Dominae (06:57)
8. I) The Twyncyn (03:50)
II) Trembling Willows
9. I) He Tried To Show Them Magic
II) Ambassadors Return
The Dark Third
Il filosofo tedesco Immanuel Kant sarebbe fiero di aver ispirato i fratelli Jon e Andrew Courtney per la scelta del moniker del loro progetto musicale, Pure Reason Revolution (derivato dall’opera Critica Della Ragion Pura). La musica del quintetto britannico è “rivoluzionaria” sia dal punto di vista del timbro, correndo parallelamente ad acts quali Pink Floyd, Porcupine Tree e The Mars Volta, sia dal punto di vista dei testi, legati ad una filosofica interpretazione dei sogni. The Dark Third rappresenta infatti “un terzo” della nostra vita, trascorso a dormire e sognare, nonché il titolo conferito all’originale concept della formazione Prog/Art Rock originaria di Reading.
Dopo la Pink Floydiana introduzione Aeropause, che mostra fin da subito l’indole della band grazie ai timbri psichedelici adottati dalle tastiere e grazie ad un’atmosfera eterea ed onirica, si passa alla splendida Goshens Remains. L’intreccio vocale è delicato e il sound è fresco nel suo feeling alternativo e progressivo al tempo stesso: il tono della bassista Chloe Alper si lega perfettamente a quello di Jon Courtney, mentre il sottofondo è dominato dagli arpeggi di chitarra, dalle sezioni di tastiera e dagli archi di James Dobson.
Agli esperimenti acustici/elettronici di Apprentice Of The Universe e The Bright Ambassadors Of Morning, succede l’impetuosa Nimos & Tambos, figlia delle influenze Muse e The Mars Volta, nonché miglior capitolo di The Dark Third.
Altro brano degno di attenzione è il settimo Bullitts Dominae anch’esso provvisto di un ritmo coinvolgente e personale, in cui si innesta un tessuto sonoro variegato e mai banale. I caratteri dell’album si fanno più sinfonici più ci si avvicina alla conclusione del viaggio del mondo dei sogni dei Pure Reason Revolution: Arrival/The Intention Craft è ricco di parti di tastiera che avvolgono l’ascoltatore, mentre la conclusiva He Tried To Show Them Magic/Ambassadors Return conserva diverse connessioni con il timbro dei Porcupine Tree di Wilson, soprattutto nei contorti riff di chitarra distorta del tema principale.
In definitiva, The Dark Third è un’opera degna di essere stata prodotta dalla scuderia Progressive Inside Out, poiché i Pure Reason Revolution hanno tutte le carte in regola per crescere, maturare e diventare una realtà che possa rivolgere la sua proposta ad un pubblico ancora più ampio di quello raccolto in questi primi anni di lavoro. Si consiglia pertanto The Dark Third agli amanti del Rock progressivo contaminato da Psichedelia, Alternative ed Elettronica, che potranno rimanere positivamente colpiti da un concept così fuori dal comune e da uno stile piacevole e sperimentale.