- Nick Hameury - voce
- Patrick Waltamns - chitarra
- Bastiaan Kuiper - chitarra
- Maurice Brouwers - basso
- Joep Beckers - batteria
1. I Am Your Enemy
2. Fuel The Engine
3. Cycle To Cycle
4. Heads Up
5. Close To The Border
6. Sunrise Express
7. At The The End Of The Day
8. Man Of the Year
9. T4 – The Mass Corruption
10.Extreme Fakeover
I Am Your Enemy
Debutto sulla lunga distanza per il quintetto olandese degli Engine Of Pain, che vede tra le sue fila come fondatore, l'ex-session dei Callenish Circle Maurice Brouwers, con questo "I Am Your Enemy". Sin dall'opener e title-track, emerge una forte impronta del thrash svedese di nuova generazione, con riferimento nei numi tutelari The Haunted, Carnal Forge e primi Soilwork. Compatti e distruttivi, i cinque olandesi non si risparmiano certo, sommergendo l'ascoltatore con devastanti ed efficaci riff made in Sweden che, se da una parte no fanno certo urlare al capolavoro, dall'altra riescono ad essere incisivi ma, allo stesso tempo vari nella struttura e nelle scelte armoniche, come si evince nei brani Fuel The Engine e Cycle To Cylce, con quei rallentamenti e mid-tempo thrash, strutturati e con costruzioni di armonie che ricordano i Testament di The Ritual ed i Defiance. Punto di forza, per il songwriting sono, di conseguenza le due chitarre Bastiaan Kuiper e Patrick Waltamns, eccellenti sotto il profilo della fantasia nel riffing e non certo disprezzabili per quel che concerne gli assoli, scegliendo delle soluzioni molto belle e tecnicamente pregevoli, che in alcuni break melodici possono addirittura ricordare i Queenryche. Prova di questo sono pezzi come Sunrise Express, dove la furia monolitica ed a tutta velocità tipica del metal estremo scandinavo, si unisce ad un'elaborazione della struttura dei brani e dei tempi, specialmente, di chiaro stampo U.S.; ovvio che un plauso alla sezione ritmica del già citato Maurice e del bravo drummer (ottimi i suoi giochi doppia cassa-piatti) Joep Beckers che proprio nella track sopracitata, richiamano, nell'incipit i migliori Testament del periodo centrale, con frammentazioni abbastanza ispirate ai Meshuggah.
Più si va avanti col disco più si rimane colpiti dello spirito quasi techno-thrash del five-piece orange, senza che questi perdano la matrice swedish thrash, ma un pezzo come Man Of The Year (pregevoli anche gli assoli) fa veramente pensare all'influenza massiccia della Bay-Area, influenza che, purtroppo non colpisce il singer Nick Hameury il quale, pur cavandosela bene con un thrash-raw vocals tra Pantera e Carnal Forge, rimane troppo inchiodato su questo binario, apparendo a volte forzato e fuori contesto, quando una maggior duttilità (growl o più tipico screaming thrash) avrebbe sicuramente dato maggior risalto ad una certa vena teatrale e cupa della band, come emerge nella chiusura Extreme Fakeover. Buon disco, buon esordio e alcune idee niente male da sviluppare, ma forse questi Engine Of Pain riusciranno a non cadere nel calderone delle band cloni.