Con l’acronimo Es (ovverosia Experimental Songcycles) si presenta a noi uno dei progetti più gustosi e validi della nascente scena Psych-Folk finlandese, scena di cui la Fonal Records rappresenta un tassello fondamentale: ed è stato proprio Sami Sänpäkkilä (il fondatore di questa brillante etichetta) a creare gli Es, i quali sono a tutti gli effetti una sua personalissima ‘creatura’.

Il qui recensito “Kaikkeuden Kauneus Ja Käsittämättömyys” (datato 2004) è il terzo album pubblicato sotto questo moniker, e la sua fulgida bellezza lo ha reso uno dei più fantastici documenti sonori pubblicati dalla Fonal; “KKJK”, come lo chiamerò affettuosamente d’ora in poi (l’impronunciabile scioglilingua che da il titolo all’album può essere tradotto con “la bellezza e l’incomprensibilità del tutto”), è un disco dal notevole fascino e dall’atmosfera profondissima, capace di ipnotizzare l’ascoltatore per ben tre quarti d’ora, conquistando senza pausa alcuna fin dalla brevissima cantilena iniziale “Surullisille, Masentuneille” (durata: nemmeno un minuto) fino ad arrivare all’interminabile title-track (sfiorati i dieci minuti) recitata che chiude il lavoro.

Il suono degli Es è caratterizzato da costanti crepiti e vibrazioni, drones vertiginosi che si intersecano con spaziosi movimenti tastieristico-corali; l’utilizzo massiccio di field recordings (esemplare l’eccellente “Sädekellot”) mostra la visione naturalista di Sänpäkkilä, che può esplorare dimensioni più classicamente ‘musicali’ grazie ai frequenti inserimenti di pianoforte e voce femminile, due elementi che complementano alla perfezione il tappeto ambientale già descritto: l’episodio più esaltante in tal senso è sicuramente la dolcissima “Sadepäivät”, traccia onirica nelle armonie pianistico-vocali, farraginosa nei disturbi ad hoc della registrazione ma anche desolante, quando a risuonare sono i rintocchi di squillanti campane.
La sezione d’archi di “Huumaava ikuisuus” è un’altra piacevole variazione sul tema, capace di evocare estemporanei paesaggi di gelida solitudine; lo stesso brano si evolverà poi lentamente in uno scenario abbruttito da campionamenti guerreschi sullo sfondo, nettamente in contrasto con l’atmosfera speranzosa che marchia un capitolo quale “Aavehuminaa”, che riprende la filastrocca introduttiva e la sussurra direttamente nelle orecchie dell’ascoltatore, mentre una tastiera sempre più preponderante acquista in volume e potenza, prima d’essere anch’essa sconfitta da alcuni campionamenti surreali e da un femminile coro angelico, distante quanto soave. Mi preme segnalare la fluidità che caratterizza tutto il lavoro, costituito da un insieme di ingranaggi artigianali perfettamente assemblati che scatto dopo scatto realizzano un meccanismo totalmente esente da sbavature di qualsiasi tipologia.

E’ dunque un lavoro multiforme e per nulla scontato questo “KKJK”, che riveste di sonorità Ambient un cuore fatto di sognanti impressioni ed intime visioni, degne della miglior Psichedelia: grazie sia a quest’anima interna fatta di emozioni che al corpo esterno ricco di varietà musicale, Sänpäkkilä riesce a sfuggire alla mono-dimensionalità che spesso affligge i dischi di musica atmosferica, realizzando uno dei più ispirati racconti della sua etichetta – per gli appassionati di questo genere, fermarsi ad ascoltare è d’obbligo.


LINKS PER L'ASCOLTO
Sito Fonal Records (nel Jukebox ci sono estratti da questo disco)