Voto: 
5.0 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Etichetta: 
Lion Music/Frontiers
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Patrik Carlsson - tutti gli strumenti

Tracklist: 

1. Settler’s Pleasure
2. Battlefield
3. Kristiina’s Song
4. Caribbean Uptempo
5. Gate to Heaven
6. Liberty City
7. Luxian Minor
8. Archipelago Blues
9. Night Vision
10. the Great A
11. Hip ‘n Melodic
12. Desederia
13. Happy Quarter
14. Naboo
15. Spanish Vaganza
16. Silence

Patrik Carlsson

Melodic Travel

Si susseguono una dopo l’altra le innumerevoli uscite della Lion Music che hanno come protagonisti chitarristi che si dimostrano tecnicamente preparati ma a volte abbastanza scontati o ripetitivi nel loro stile. Lo svedese Patrik Carlsson giunge alla seconda pubblicazione, Melodic Travel, che segue di due anni il debutto Phraseology e che propone un miscuglio deforme di Progressive, Jazz e Folk, per niente convincente.
A penalizzare il lavoro interviene da subito una registrazione pessima, a cui si affianca un tessuto musicale scarno e poverissimo: la chitarra in primo piano si abbandona spesso a scale tecniche e complesse, simbolo di una monotonia e di una ripetitività che ormai sembrano invadere il genere strumentale.

Gli altri strumenti suonati dallo stesso Carlsson sono pressoché impercettibili, emergendo solo a tratti e generando un vuoto strumentale di sottofondo ad ogni interminabile sezione di chitarra: basti ascoltare la seconda Battlefield o la quarta Caribbean Uptempo che, al di là della produzione, non trasmettono nulla ad un ascoltatore abbastanza annoiato dal susseguirsi di scale su scale.
Si è lontani di certo dallo stile neoclassico a cui fanno riferimento gran parte dei chitarristi solisti della scena europea, ma la filosofia di base è la stessa: l’intento di Carlsson è quello di esplorare melodie di varie civiltà in un viaggio che porti verso il cuore folcloristico della Svezia; la quinta sommessa Gate To Heaven migliora leggermente le sorti dell’album per il suo sound soffuso e delicato, mentre il Jazz proposto in altre tracce non è così originale, raggiungendo buoni timbri solo nella latina Luxian Minor, caldo episodio che conferisce maggior ritmo e dinamicità a Melodic Travel.
La scelta di inserire addirittura sedici tracce può essere considerata come una soluzione intelligente per includere tutte le sfaccettature di un disco abbastanza vario, ma può essere ritenuta da alcuni ascoltatori come azzardata per l’accostamento di generi musicali lontani e privi di elementi coinvolgenti.

In definitiva, trascurabile ed inutile ennesimo lavoro di chitarristi che si mostrano abili musicisti nella sfera dei virtuosismi e dei tecnicismi ma incapaci di lasciarsi trasportare dal sentimento e dalle emozioni che possono trasparire anche da una musica non eccessivamente complessa.
Si sconsiglia il disco pertanto anche agli amanti del genere chitarristico, rinviandone l’ascolto solo a chi apprezza le sonorità etniche e votate ad un Jazz ripetuto in mille salse e per nulla innovativo.
Carlsson dovrà cambiare rotta nei prossimi album, affiancando a se stesso magari anche un vocalist che riesca a trasferire le buone idee che emergono a tratti in testi validi, che interpretino veramente il proposito di compiere un “viaggio melodico”.

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