- Neil Young - Chitarra, Armonica, Voce
- Rick Rosas - Basso
- Chad Cornwell - Batteria
- Tommy Bray - Tromba
1. After The Garden
2. Living With War
3. The Restless Consumer
4. Shock And Awe
5. Families
6. Flags Of Freedom
7. Let's Impeach The President
8. Lookin' For A Leader
9. Roger And Out
10. America The Beautiful
Living with War
Beh, Neil Young ha oramai varcato la soglia dei sessant'anni, le rughe sulla sua fronte si fanno sempre più spesse e il suo sguardo solitario abbassa sempre di più le palpebre. L'orso canadese, una delle più grandiose figure del folk rock mondiale, famoso per aver lasciato un profondissimo ed indelebile segno nella storia della musica contemporanea, rappresenta (o almeno ha rappresentato) uno dei gota del cantautorato di sempre, fondendo la sua rabbia di compositore e ancor prima di cittadino in una musica dalla fortissima carica emotiva e politica, basti pensare all'ormai celebre Keep On Rockin' In The Free World, un'inno alla ribellione nei confronti dei marasmi di una società (quella americana) cieca nei confronti dei più deboli e sorda alle strazianti urla di coloro che in questo mondo non contano nulla. Neil Young è da sempre stato un cantautore schierato, un vero combattente, un ribelle che con la sua musica ha saputo trascinare intere generazioni di giovani e non, ma pare che adesso il vento che lo faceva svolazzare come un'imponente bandiera abbia cessato di soffiare, o almeno pare essersi decisamente calmato.
Con Living The War, del 2006, Young giunge alla 37esima fatica discografica eppure nemmeno questo lavoro riesce a risollevare le sorti di un artista oramai al tramonto musicale. Dopo i mezzi passi falsi dati da Are You Passionate del 2002 e Praire Wind del 2005, il cantautore canadese prosegue su una scia non proprio soddisfacente ma naturalmente non tutta da buttare; naturalmente i tempi di grandi capolavori come Harvest, Zuma e Tonight's The Night sono acque d'un passato che Neil Young non guarda nemmeno più, ma la rabbia, la voglia di urlare e le sue classiche schitarrate naturalmente non mancano nemmeno in quest'opera. Lo straziante suono della sua elettrica fa da comandante d'una musica semplice e diretta, trascinante nella fluidità dei suoi riff ma allo stesso tempo poco affascinante per come la musica presentata subisca cali emotivi e strutturali decisamente negativi e che quindi vanno a confluire decisamente sull'andamento di quest'album di facile ascolto, diretto, ma veramente poco significativo. Living With War presenta comunque note positive come i piacevoli cori vocali che si inseriscono nella composizione affiancando la rabbiosa voce del musicista canadese, e anche per alcuni refrain più incisivi ed elaborati a livello d'intensità emotiva e di originalità stilistica. Il folk sembra essere ormai scomparso dal registro compositivo di Neil Young, adesso caratterizzato da una matrice combat rock molto più forte e sottolineata come ci fanno capire canzoni come The Restless Consumer o Families, o ancora come Flags For Freedom e (la migliore del disco) Shock And Awe che rimangono comunque canzoni dallo spessore artistico molto contenuto, incapaci di coinvolgere a pieno l'ascoltatore per alcune parti che sanno decisamente di stantio o almeno di già sentito. Al contrario sono molto incisive le lyrics, ma d'altra parte cosa aspettarsi da un cantautore che ha passato la vita nel combattere, attraverso la sua musica, una politica di guerra che in questo mondo si fa sempre più spazio anno dopo anno?
Neil Young è rimasto il solito simbolo di lotta e di passione per la musica, il cantore di un'America ingiusta e repressiva nei confronti di chi, come lui, ha lottato e sudato in molte battaglie. La forza interiore, quindi, pare non essere proprio scomparsa da quel vecchietto (ormai possiamo chiamarlo così), anche se lo spessore musicale delle canzoni che Young ci propone non è di certo di altissimo livello, e ripensare ai vecchi capolavori fa sempre un pò male, ma i dischi vanno considerati per quello che sono, e questo Living With War di certo non può far aumentare la nostra attenzione nei confronti di un grande personaggio come lui, anzi rischia di farlo perdere ai suoi più accaniti fan che nel tempo hanno seguito le sue note rabbiose e poetiche, e che ora si ritrovano davanti un disco spicciolo e abbastanza privo di significato anche se, nella sua interezza, l'album non è tutto da buttare se si considerano piccoli esempi che riescono ad entrarci dentro come i brani dei vecchi tempi. Fatto sta che Neil Young verrà per sempre ricordato anche se la sua musica attuale non ha quasi più nulla di profondo da dirci, perchè lasciar svanire nell'oblio un mito come lui vuol dire non considerare uno dei più grandi lottatori della musica, una vera e propria icona del combat rock.
Ora riposati Neil, saremo noi a cantarti qualcosa, lupo solitario.