Voto: 
6.9 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Ruuf Records
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Arne Clemn - basso, voce
- Benjamin Schlanzke - chitarra, voce
- Manuel Weber - batteria
- Thomas Suessenbach - voce, chitarra


Tracklist: 

1. Broken
2. The Path
3. Clay Jars
4. Advertisment (Advert To Advent)
5. Devolution
6. The Worlds Most Hated
7. Perihilion
8. Surprise: Intolerance!
9. Diamonds & Graphite
10. Anchor
11. ............
12. Wake
13. Weight Of Our Life
14. Beauty

Arson

Brokeness Brings Forth Unknown Beauty

Dalla Germania ci giunge una convincente realtà del panorama Metalcore europeo, gli Arson, che realizzano la seconda pubblicazione ufficiale con Brokeness Brings Forth Unknown Beauty, un’opera ben curata sotto il profilo del song-writing e abbastanza originale nel suo genere: viene proposto un Metalcore estremamente melodico, ricco di influenze Emo, che si articola in quattordici brani di buona fattura, lineari e trascinanti, vari e sfaccettati.

I testi dell’album riguardano la spiritualità cristiana e le emozioni umane e gli Arson sono parecchio bravi a trasferire tali tematiche introspettive in una dimensione musicale diretta e abbastanza differente da altre realtà del Metalcore più legate a sonorità incisive. Quelli degli Arson sono infatti timbri spesso distesi ed intrisi di melodia anche nel distorto, colmi di intrecci vocali tra growl e clean, come anche di inserti di tastiera sognanti e mai scontati.
La componente Emo si fa parecchio evidente nei passaggi clean, in cui predomina l’approccio corale o acustico: numerose sono le tracce che risentono di questa influenza, anche se i ritmi Metalcore non abbandonano quasi mai il tessuto principale.
Tra gli episodi più memorabili del platter c’è sicuramente la catchy Devolution, quasi commovente nel suo incedere, la ritmata Clay Jars o la particolare Weight Of Our Life.
La ricchezza delle architetture degli Arson a livello di sonorità permette all’ascoltatore di scoprire sempre gradualmente ciascuna canzone, poiché le soluzioni non sono mai scontate; come sottolineato, manca invece l’aggressività tipica del Metalcore più estremo, quello di acts come Caliban, Killswitch Engage o As I Lay Dying, perché le chitarre distorte emergono poco in primo piano e il growl non è mai penetrante e profondo.
La voce clean, a volte leggermente filtrata elettronicamente (Surprise: Intolerance!) conferisce un sapore abbastanza commerciale a diversi pezzi, che potrà dispiacere agli amanti delle sonorità più pesanti ed elaborate ritmicamente.

Forse anche la ripetitività interna non costituisce un altro punto a favore di Brokeness Brings Forth Unknown Beauty, ma il risultato globale è più che soddisfacente. Gli Arson hanno presentato sviluppi interessanti dal debutto del 2002 e questo secondo full-lenght può considerarsi come un capitolo fondamentale per evoluzioni future sempre più personali e meno legate agli stilemi di un genere che ormai viene espresso da centinaia di realtà allo stesso modo.

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