Visions disturbed, voices unheard
For the illusion beyond the eye

I Diagnose: Lebensgefahr segnano il ritorno sulle scene musicali di un personaggio sconosciuto ai più, ma ben noto alla stretta cerchia degli amanti del Black Metal: si tratta di Nattramn, ex-singer dei Silencer, una band svedese il cui unico album “Death – Pierce Me” è ancor oggi valido, ad un lustro dalla sua pubblicazione, come metro di paragone per tutte le bands che provano a creare opere di tale intensità e morbosità in quel particolare filone del Black denominato “Depressive”.
Dopo la pubblicazione di quell’ottimo disco, tuttavia, la band si sciolse, e le uniche notizie capaci di filtrare riguardavano l’internamento di Nattramn in un istituto per malati mentali: in seguito, a quanto ci è dato sapere, l’ospedale psichiatrico di Växjö ha proposto al musicista svedese di comporre un disco come cura terapeutica: il risultato? I settanta minuti che mi accingo a presentarvi, riuniti sotto il nome di “Transformalin”.

Aldilà delle certamente inusuali condizioni in cui (pare, e sottolineo pare) essere stato registrato, “Transformalin” è un disco che mantiene le promesse, che profuma di alcool e aghi sterilizzati, che rievoca incubi neri capaci di cancellare intere giornate di ricordi, che lascia udire i singhiozzi di chi ha perso la lucidità e si muove solo istintivamente.

Nei Diagnose: Lebensgefahr, Nattramn abbandona completamente i già oscuri territori del Black Metal per affondare nelle più nere acque della musica atmosferica e industriale; infatti, in “Transformalin” ascolterete il più tetro, monotono e sottile Dark Ambient (esemplare la seconda “Flaggan På Halv Stång I Drömmens Västergård”) alternarsi a sezioni in cui potrete vedere formarsi ossessionanti ritmi – con percussioni a volte monotone, a volte guerresche, a volte quasi tribali – e declamazioni del più vario tipo: Nattramn ha abbandonato lo screaming lancinante dei Silencer, e si esibisce o in lunghe narrazioni con voce profonda, o in rantoli e sussulti che appaiono sinceramente disturbanti e perfettamente adatti all’atmosfera macabra e insana del disco.
Musicalmente, a regnare sono drones pulsanti e interminabili (sovrani assoluti della recitata titletrack “Transformalin” e della rumorista “Anoxi”, conclusa da urla femminee poco rassicuranti), alcune gelide tastiere d’atmosfera e i già citati respiri affannosi e moribondi, posti anche in apertura della mortifera “Upon The High Horse Of Self Destruction”; ma avremo anche richiami al Martial Industrial (come in “Situation Lebensgefahr”) spesso orchestrati sobriamente ma talvolta dotati di un ritmo quasi ballabile (il riferimento è alla sfaccettata “The Last Breath of Tellus”).

L’ascolto di “Transformalin” è straniante: esattamente come accadeva nei Silencer, sembra di assistere ai deliri di uno squilibrato ma a differenza della precisione chirurgica che caratterizzava le lame Metal di “Death – Pierce Me”, qui abbiamo una confusione di sottofondo, causata dai Drones e dalle sezioni Dark Ambient, capace di rendere il disco più inospitale e sfuggente di quanto ci si aspetterebbe. “Transformalin” è un parto (o aborto?) interessante, ma consigliato solo ai ‘duri di stomaco’, a chi riesce a sopportare simili torture musicali e trova di proprio gusto le deviazioni più morbose e inquietanti dell’Industrial e dell’Ambient.