- Piero Pelù - voce
- Ghigo Renzulli - chitarre
- Gianni Marrocolo - basso
- Antonio Aiazzi - tastiere
- Renzo Franchi - batteria e percussioni
Guest:
- Sergio Pani - sassofono
1. La Tempesta
2. Approdo sulle costa della Libia
3. Il racconto di Enea
4. L'incontro d'amore
5. La battaglia
6. Il canto dei Latini
Eneide
L'avventura dei Litfiba cominciata nel 1982 con il demo Guerra prosegue prima con un singolo e poi con questa colonna sonora dal titolo Eneide.
La realizzazione di quest'opera avviene in quanto la band fu ingaggiata per mettere in musica lo spettacolo teatrale di Krypton riguardate appunto l'Eneide di Virgilio.
Siamo lontanissimi dall'attuale sound della band toscana, che qui ancora giovanissima dimostra già un'esperienza e una coesione tale da far invidia ai più rinomati gruppi rock.
Erano tempi, quelli dei primi Ottanta, in cui soprattutto in Inghilterra si suonava per un ideale melanconico e romantico, tanto poetico quanto struggente, per una passione gotica e decadente dal sapore dolciastro di foglie secche a terra in autunno.
Il Punk, con tutta la sua irascibilità e tutta la sua rabbia, si era da poco spento e dalle sue ceneri nasceva una nuova onda, più riflessiva e struggente, soffice come l'amore ma buia come la morte; il Dark. I Litfiba sono della partita e se oggi possiamo definirli i principi italiani di quell'allora giovane corrente musicale, vuol dire che quel match lo hanno davvero vinto.
In quanto colonna sonora, il disco in questione ci presenta quaranta minuti di musica strumentale (eccezion fatta per una piccola parentesi...) che si dirama in sei medio-lunghi pezzi legati tra loro da un unico sfondo, l'Eneide.
L'introduzione a questo mondo è affidata a La Tempesta, traccia apocalittica e molto orchestrata che con i suoi effetti guerrafondai vuol farci probabilmente rivivere l'atroce esperienza di Enea vissuta in gioventù.
L'album prosegue con Approdo sulle coste della Libia che cambia totalmente scenario; i ritmi si fanno sommessi e meramente melanconici dove dominano le tastiere, tessendo melodie di rara bellezza che si intrecciano con gli arpeggi annichilenti della fluida chitarra.
Compaiano poi percussioni dal vago sapore africano e la poesia di questa eufonia sale per terminare soltanto dopo diciassette lunghi e struggenti minuti; è una stupenda suite che, intorpiditi i sensi, ci abbandona alla successiva Il Racconto di Enea, più vivace ed allegra rispetto alla precedente e che presenta nelle battute iniziali una declamazione a pieni polmoni (l'unica parte cantata dell'intero lotto).
L'incontro d'amore è sicuramente il motivo più colmo di dolore e sofferenza, dove sintetizzatori e chitarre si uniscono all'unisono con il solo scopo di trasmettere nostalgia e amore disperato.
Quando poi s'aggiunge il sax è come ascoltare il sangue che pulsa caldo di passione ardente in una notte d'estate: probabilmente questo è il pezzo più struggente dell'ensemble.
E dopo il calore del sesso e dell'amore i Litfiba con disimpegno magistrale abbassano i toni per introdurci a La Battaglia, cadenzato pezzo oscuro e orrorifico, pregno dell'ansia di tutti i soldati prossimi alla guerra, dove rischiano la vita.
Qui le tastiere toccano vette progressive tanto avant-gardistiche da risultare ancora oggi attualissime, dal suono nevrotico e tecnologico, e che alla perfezione ci fanno respirare l'aria acre dei guerrieri prima di scendere alle armi.
Si chiudono i sipari di questa magnificente opera con l'impeccabile ed onirica Il Canto dei Latini, variazione sul tema focale de Approdo sulle coste della Libia.
Pochi album hanno la fortuna e la classe di poter terminare quando ancora il pathos e la tensione sono alle stelle; l'emotività che sprigiona quest'ultimo pezzo è la summa totale della grandissima intensità di un platter che, una volta terminato, ci lascia dentro un vuoto difficilmente colmabile.
Davvero incredibile se si pensa che i Litfiba erano ancora in via di sviluppo, e sebbene questo full-length sia un po' fuori dai comuni schemi della band (ricordiamo che è una colonna sonora strumentale) non si può negare che Eneide sia indubbiamente un capolavoro.
Non ripeteranno mai più un'esperienza simile, ma è certo che da queste basi hanno poi forgiato il loro trademark dark e malinconico (questo vale solo per il periodo degli Ottanta).
Un'esperienza particolare che ha sicuramente fatto crescere questa band e che a conti fatti ha anche donato a tutto il pubblico intenditore una gemma di assoluta rarità.
Attualmente le copie originali di questo LP devono valere molto e chi ne possiede una copia oltre al grande valore intrinseco potrà vantare anche un grande valore collezionistico.
Da avere, sotto tutti gli aspetti.