- Deborah Harry - voce
- Chris Stein - chitarra
- Frank Infante - chitarra
- Nigel Harrison - basso
- Jimmy Destri - tastiere
- Clem Burke - batteria
1. Hanging On The Telephone (02:17)
2. One Way Or Another (03:31)
3. Picture This (02:53)
4. Fade Away (And Radiate) (03:57)
5. Pretty Baby (03:16)
6. I Know But I Don't Know (03:53)
7. 11:59 (03:19)
8. Will Anything Happen (02:55)
9. Sunday Girl (03:01)
10. Heart Of Glass (05:50)
11. I'm Gonna Love You Too (02:03)
12. Just Go Away (03:21)
Parallel Lines
L’avventura dei Blondie inizia a New York nel lontano 1975, quando gli Angel And The Snake di Chris Stein e Deborah Harry decisero di cambiare nome, optando per quello che sarebbe poi diventato un uno fra i monicker più celebri della New Wave. Dopo un ottimo album d’esordio ed il meno fortunato Plastic Letters, il combo americano decide di reclutare Mike Chapman in veste di produttore, il che si rivelerà una mossa vincente, soprattutto per quanto riguarda le vendite ed il conseguente successo commerciale. Le registrazioni del nuovo disco avvengono nella calda estate del 1978, finita la quale Parallel Lines esce finalmente nei negozi. Ad accompagnare il terzo disco dei Blondie è una copertina ormai storica: i sei membri della band vengono ritratti uno accanto all’altro davanti ad uno sfondo tipicamente retrò, quasi a voler rievocare l’essenzialità degli anni sessanta.
L’album si apre con Hanging On The Telephone, uno dei capitoli migliori dell’opera nonché fra i brani più rappresentativi di un’intera epoca. L’opener di Parallel Lines è breve, tirata e coinvolgente come poche altre. A trascinare l’ascoltatore ci pensa la fantastica voce di Deborah Harry, ottimamente supportata da cinque grandi musicisti, come testimoniano le parti strumentali ed i numerosi assoli presenti nell’arco dell’album. Hanging On The Telephone, scritta originariamente dai The Nerves, uscì anche come singolo (il secondo estratto da Parallel Lines) e raggiunse addirittura la quinta posizione nelle charts inglesi. Si cambia totalmente registro stilistico con One Way Or Another, dove ai ritmi frenetici di Hanging On The Telephone vengono preferiti un incedere più cadenzato e suoni abbastanza pacati se paragonati alla canzone precedente. Una delle caratteristiche principali di Parallel Lines è proprio quella di essere un disco molto vario, grazie anche alle straordinarie capacità vocali della bella Deborah, in grado di variare da un cantato aggressivo ad uno invece dolce e molto passionale.
La notevole diversità fra una traccia e l’altra dell’album è dovuta innanzitutto alle svariate influenze a cui è soggetta la musica dei Blondie. In questo periodo, infatti, si assiste ad un mescolamento di generi che porterà alla nascita di numerose correnti. Ecco perciò che ad una splendida ballata come Picture This (magistrale interpretazione della Harry) segue un brano dalle venature quasi psichedeliche: Fade Away (And Radiate), ovvero la dimostrazione di come si possa essere inquietanti e sensuali al tempo stesso. Pretty Baby, in compenso, ha tutto un altro sapore: più disteso e spensierato. Ciò che non cambia è invece la qualità delle canzoni, sempre contraddistinte dalla magica voce di Deborah Harry e dalle parti strumentali, in cui spicca soprattutto l’abile Chris Stein alla sei corde. La carica del Punk si unisce al groove della Disco, l’indole Rock ai primi innesti di Elettronica, per un esplosione di creatività senza limiti né barriere. Dietro a pezzi memorabili come 11:59 e Sunday Girl si nasconde però anche una classe innata nel songwriting, la capacità di pescare qua e là elementi del passato e renderli attuali. Purtroppo gli Stati Uniti si accorsero dei Blondie relativamente tardi, cioè quando Heart Of Glass venne pubblicata come singolo; da allora la carriera di Chris Stein e compagni cambiò definitivamente. In effetti, Heart Of Glass, con il suo ritmo incalzante e le sue incantevoli linee vocali, ha tutte le carte in regola per essere considerata un piccolo capolavoro, tanto semplice quanto avvincente, diretta ma non per questo banale. Non sono comunque da meno la conclusive I'm Gonna Love You Too e Just Go Away: la prima (una cover) frizzante e spassosa, la seconda più flemmatica ma altrettanto pungente, soprattutto nella fase centrale, dove voce, chitarra e tastiere regalano all’ascoltatore un vero e proprio orgasmo musicale.
Parallel Lines riscosse un successo sbalorditivo: prima posizione nelle classifiche inglesi, sesta in quelle americane (miglior risultato mai raggiunto dai Blondie con un full lenght). I singoli estratti dal disco furono addirittura cinque, e si sente. Parallel Lines sembra infatti una raccolta di indimenticabili successi, un lavoro vario, intenso, senza soste. Questo album raccolse proseliti a non finire già al tempo della sua uscita e non è un caso se rappresenta, oggi, uno dei capisaldi di quell’intramontabile movimento chiamato New Wave.