1. Rainy day blues
2. Songbird
3. Blue hotel
4. Back to heart
5. Stella blue
6. Hallelujah
7. £1000 wedding
8. We don't run
9. Yours love
10. Sad songs and waltzes
11. Amazing grace
Songbird
Album nuovo, vita nuova: verrebbe da dire così dopo che si è ascoltato il nuovo disco di Willie Nelson, una delle leggende del Country americano. Questo Songbird è un disco che si fa apprezzare per la sua freschezza da una parte e per il forte attaccamento alle radici dall'altra; ciò non era accaduto con l'ultimo Countryman, dove si era cercato di unire insieme sonorità country con quelle più giamaicane del reggae, facendo storcere il naso a molte persone.
Che Songbird è differente, lo si capisce subito ascoltando la prima traccia Rainy Day Blues, un vero e proprio brano tributo al blues dei primi anni '20 (quello del blues sarà un alone che rimarrà per tutta la durata del disco e che donerà alle tracce un pizzico di fascino in più); l'atmosfera evocata è un mix tra il movimentato e il più prettamente country da "riflessione" su cui risalta un'armonica secca e modulata, riportandoci a quei vecchi film on the road tra praterie aride e deserte. Un buon pezzo che fa presagire un proseguimento più che interessante o, per lo meno, invoglia l'ascoltatore ad andare avanti nell'ascolto. Iniziamo così ad addentrarci in giri semplici ma efficaci di chitarra, salti paralleli in melodie appena accennate ma deliziosamente toccanti, riuscendo a percepire quasi un senso di stanchezza che è un po' l'aspetto distintivo dei tratti somatici del vecchio Willie. Quello che piace ed incuriosice di più di questo Songbird è il fragile percorso che viene intrapreso nel rimanere fedele alle proprie radici ma, allo stesso tempo, cercare di proporre qualcosa di diverso rispetto al solito sound. Come già detto, questo tentativo è piuttosto leggero e di conseguenza non è sempre ben chiaro e netto, mettendo così alla prova il pubblico e rendendo ancora più interessante il prodotto. Questo lo si può ad esempio percepire dall'inizio aperto e solare della title-track Songbird, che assume elementi simili a quelli delle ballad o delle canzone country-pop. Questo dilemma le dona un fascino particolare, lasciando l'ascoltatore nel dubbio fino alla fine. Ovviamente, però, non mancano pezzi prettamente country, capeggiati dalla presenza di armonica e organo d'accompagnamento con un coro pseudo gospel alle spalle. Abbiamo quindi un perno centrale caratterizzato da chitarre lente dai suoni vibranti, attorno alle quali si alternano influenze di vario genere, sempre però facenti parte del mondo blues e rock. Non bisogna però pensare a questo disco come un prodotto innovativo o al passo con i tempi; dobbiamo sempre tenere a mente che, nonostante ci sia un tentativo di aprirsi ad altri generi ed influenze, Willie Nelson non potrà mai mettere da parte il proprio timbro vocale e musicale, costituito da una voce flebile e vellutata da vecchio cantastorie e da melodie avvolgenti e calde. Proprio riguardo a quest'aspetto, bisogna dire che alla lunga ci si può stancare del piattume ritmico (soprattutto per chi è abituato al country da saloon fatto di ritmi sincopati ed incalzanti) ma, allo stesso tempo, ci viene trasmessa una vera e propria sensazione di relax, con il risultato che si viene catapultati mentalmente in quei tramonti rosso sangue che si stagliano su paesaggi immensi caratterizzati dalla sola presenza di praterie su praterie.
In definitiva possiamo solo essere che contenti del ritorno alle radici di Willie Nelson che, con lo scorso Countryman, ci aveva parecchio spaventati, portandoci quasi a pensare che ormai anche lui avesse deciso di intraprendere strade più commerciali che artistiche. Questo per fortuna viene completamente smentito con Songbird che, anche senza essere un capolavoro assoluto, ridà una forte dose di dignità ad uno dei capisaldi del cantautorato d'oltreoceano.