- Wrath - Voce
- Victor - Chitarra, Voce
- Mathias - Chitarra
- Dr Von Pfosforus - Basso
- Bolthon - Batteria
1. Tatan
2. Tango Absinto
3. Chalk Face
4. Thousand Shadows
5. Ghost Of Saturn
6. The Imperfect Vision
7. Hendekagrammaton
8. Tridents Clash
9. Black Church
Black Church
Gli Enochian Crescent: una delle band black più sottovalutate di sempre nel panorama europeo. Il gruppo, nato in Finlandia, ha sempre portato avanti la propria musica con assoluta coerenza e soprattutto con grande maestria, sfornando dischi d'assoluta qualità (come i precedenti Telocvovim e Omega Telocvovim), rimanendo però fin troppo nascosto e mai veramente apprezzato dalla critica. Così gli Enochian nel 2006 ritornano con il loro attesissimo lavoro Black Church, un disco ambiguo e di non facile ascolto, ma come al solito emblema del black furioso e melodico che il combo scandinavo porta avanti sin dalle proprie origine.
Il sound è la prima differenza che salta all'orecchio durante l'ascolto del disco; è infatti evidentissimo il distacco che separa Black Church dai vari Telocvovim, dove l'atmosfera misteriosa e oscura era perfettamente resa da una produzione soffocante e sporca, diametralmente opposta a quella pulita e meticolosamente accurata del nuovo full-lenght. Rimanere vincolati al mood e alle sonorità dei vecchi dischi può per questo risultare come un vincolo piuttosto pressante, proprio perchè Black Church si emancipa in un sound granitico e possente, meno "poetico" e ricercato ma dall'impatto devastante.
Il disco parte subito in quarta con l’opener Tatan, martellante e rabbiosa, in cui si ripete il solito contrasto tra riff secchi e violenti e snodature melodiche da brivido (quella a 3/4 del pezzo rimane stratosferica). Di ottima qualità anche le successive Tango Absinto, oscura e nebbiosa nel suo incedere, Hendekagrammaton e Thousand Shadows, in cui l'occultismo nero delle origini si maschera in un sound imponente e arrangiato con grande maestria. Peccato che non tutto l'album riesca a mantenersi su tali livelli, scadendo a tratti nella banalità e in una serie di momenti poco incisivi (Black Church), immediatamente resuscitati da episodi - al contrario - trascinanti e coinvolgenti (le ottime snodature melodiche di Thousand Shadows, Imperfect Vision e Tridents Clash).
Non c’è nient’altro da dire su questo album che ha spaccato a metà la critica (o almeno quel po’ di gente che si degna di ascoltarli), ma che probabilmente causerà - per l'ennesima volta - un eccitamento assoluto per i fan più accaniti del combo scandinavo. E le motivazioni ci sono, eccome se ci sono: lontano dall'atmosfera rarefatta e oscura dei precedenti dischi, Black Church, nonostante una netta divergenza di sound e produzione, è in ogni caso in grado di evocare la "cultura del nero" degli Enochian con la stessa efficacia e con lo stesso spirito creativo.
Bentornati, ci eravate mancati.