- Jordan Pundik - voce
- Chad Gilbert - chitarra
- Steve Klein - chitarra
- Ian Grushka - basso
- Cyrus Bolooki - batteria
1. Oxygen (03:15)
2. Hold My Hand (03:42)
3. It's Not Your Fault (03:37)
4. On My Mind (03:56)
5. Coming Home (04:09)
6. Make Your Move (04:02)
7. Taken Back By You (03:25)
8. Too Good To Be (02:59)
9. Love And Pain (03:03)
10. Familiar Landscapes (03:19)
11. When I Die (03:43)
12. Connected (03:38)
13. Boulders (05:23)
Coming Home
Una delle uscite più attese del 2006, specialmente per gli amanti del Punk melodico: così si presenta il nuovo album dei New Found Glory, complesso formatosi in Florida nel 1997. Capitanati dal carismatico Jordan Pundik e dall’ex Shai Hulud Chad Gilbert, i cinque giovani americani si fanno subito notare grazie ad sorprendente EP d’esordio, It's All About The Girls, rilasciato sotto il monicker, poi abbandonato, di A New Found Glory. L’inaspettato successo ottenuto da Nothing Gold Can Stay, primo full lenght targato New Found Glory, fa sì che la Drive-Thru Records si interessi al gruppo statunitense, ristampandone il disco pochi mesi più tardi. La notorietà di Jordan e compagni continua a rafforzarsi, anche grazie ad un proficuo accordo con la MCA. Ecco quindi che escono New Found Glory (2000), Sticks And Stones (2002), Catalyst (2004), fino ad arrivare al qui recensito Coming Home, pubblicato il diciannove settembre 2006, prodotto da Thom Panunzio (già all’opera con Ozzy Osbourne e Tom Petty) ed anticipato a fine agosto dalla divertente cover di Justin Timberlake Cry Me A River, incisa dal combo per il Pepsi Smash Cover Art.
L’album contiene tredici tracce, più quattro eventuali bonus track (tre destinate al mercato giapponese, una alla versione digitale del disco). Coming Home rappresenta per molti una tappa nevralgica nella carriera del gruppo, dal momento che il precedente Catalyst non aveva convinto la maggior parte dei critici di settore. Un altro insuccesso avrebbe potuto compromettere il futuro dei cinque amici di Coral Springs, ormai divenuti un punto di riferimento in campo Pop Punk. I New Found Glory ne sono consapevoli, come dimostrano i molti mesi dedicati al nuovo materiale, ma non per questo rinunciano ai cambiamenti, alle nuove influenze. Coming Home è perciò un disco maturo ed estremamente curato nei dettagli, frutto di passione e duro lavoro. Fin dall’iniziale Oxygen ci si rende conto di come il sound del gruppo sia pulito, orecchiabile, spesso ammiccante al commerciale. Le chitarre non tagliano, preferiscono invece sostenere con delicatezza lo splendido cantato di Jordan. Quest’ultimo incanta grazie ad una voce mai insistente, in perfetta sintonia con le musicalità di Coming Home.
Le tastiere rivestono un ruolo primario durante tutto l’arco dell’opera, arrivando a ricoprire una posizione addirittura fondamentale in alcune canzoni, come ad esempio Hold My Hand. Il giro di keys in apertura di pezzo risulta infatti indispensabile nel coinvolgere appassionatamente l’ascoltatore, come del resto il ritmo incalzante dettato dalla batteria di Cyrus. Il ritornello poi è un’incredibile esplosione di emozioni, uno fra i passaggi più intensi dell’intero disco. Non sono da meno il singolo It’s Not Your Fault, la rockeggiante Oh My Mind, la stessa Coming Home e la trascinante Taken Back By You, tutti brani caratterizzati da un suono fresco, brillante, immediato. Basta un semplice ascolto per amare i capitoli migliori di Coming Home, ma servirà invece del tempo prima di capirne a fondo le varie sfaccettature. Terminata l'euforia iniziale, nella seconda parte del disco si assiste purtroppo ad un discreto calo creativo, probabilmente causato dell’impatto troppo diretto delle singole canzoni. I pezzi si fanno meno avvincenti e sopravanza un pizzico di ripetitività a livello di contenuti generici. E’ il caso di Love And Pain o Familiar Landscapes, alla lunga un po’ stancanti, contrariamente a When I Die, dove gli archi (o perlomeno gli effetti che ne riproducono il suono) risultano senz’altro vincenti. Boulders chiude infine l’album in modo assai malinconico, rovinandosi però nel momento in cui entrano in scena dei patetici ed evitabili cori femminili. Ottime invece le bonus track incluse nell’edizione destinata al pubblico nipponico, sempre più fortunato musicalmente parlando.
Si può dire che Coming Home, pur non stravolgendo le aspettative di stampa e fan, segni un passo in avanti nella carriera dei New Found Glory, aprendo al complesso americano nuove porte verso la definitiva consacrazione. Coming Home è un disco romantico e passionale, a tratti forse troppo mieloso, ma rimane comunque un lavoro consigliato ai tanti appassionati di Pop - Emo Punk.