Le mille correnti dell’Hardcore hanno portato ad avere band estremamente diverse sotto molti punti di vista, pur trattandosi sempre del medesimo genere. Si passa quindi da band senza pretese ideologiche a frange ben più intransigenti, dove, oltre alla musica, contano soprattutto determinati precetti filosofici ed etici. Esiste ad esempio una vera e propria scena Vegan, spesso trascurata ingiustamente dalla stampa senza valide ragioni. Uno dei complessi Vegan più rinomati ed apprezzati nel mondo sono gli Earth Crisis (scioltisi nel 2001), mentre in Italia, fino a qualche anno fa, erano i Purification a rivestire un ruolo simile. Chitarrista di quel gruppo era un certo Monster, il quale, dopo lo scioglimenti dello stesso, ha deciso di dare vita ad un altro progetto. E’ così che nascono i Doomsday, capaci, in brevissimo tempo, di aggiudicarsi un contratto con la Good Life Recordings, garantendosi di fatto un ottimo supporto per il proprio debutto su full lenght: No Angel Wings.

Il disco viene aperto da un brano strumentale introduttivo, anzi, dal solito brano strumentale introduttivo. Sì, perché questo tipo di canzone rappresenta ormai un abitudine per quanto concerne il Metalcore, basti pensare alle varie The End Of Everything (Trivium), Intro (Caliban) e What We Have Become (Mendeed). Nonostante ciò, la track riesce comunque ad anticipare piacevolmente il terremoto sonoro che esploderà di lì a poco. Con Enthropy, infatti, le note di pianoforte lasciano posto a riff squadrati e melodie accattivanti. E’ sbalorditiva la potenza scaturita dalla cassa di Emiliano, mentre le parti di chitarra convincono in tutta la loro semplicità. Enthropy è un brano forsennato, violentissimo, dotato di maggiori influenze Death rispetto ad altre tracce del disco. Non a caso, la successiva Downspiral possiede un suono più orecchiabile, cadenzato, tipicamente Metalcore.

In Lack Of Compassion il cantato pulito assume un ruolo primario, risultando, nonostante la poca originalità e la scarsa precisione, estremamente suggestivo. Purtroppo però, Davey non appare sempre all’altezza dei suoi compagni di formazione, finendo per penalizzare (anche solo minimamente) un sound altrimenti superlativo. Sarà forse colpa della produzione (per il resto comunque buona), ma il singer italiano non sembra essere al massimo delle sue capacità. Non si tratta comunque di un difetto colossale e l’ascolto di No Angel Wings non ne risente più di tanto. Monster e Kris, alle sei corde, dimostrano una notevole perizia nel mutare continuamente stile, specialmente in Gabriael (Tears From The Sky), dove variano da passaggi prettamente Swedish Death Metal a stacchi Metalcore. E’ soprattutto merito loro, e del buon Emiliano, se Gabriael (Tears From The Sky) si classifica come uno dei capitoli migliori dell’intero album. Non sono invece all’altezza Final Days, forse troppo ripetitiva, e Sworn To Justice. Al contrario, Last Crusade, grazie anche al magistrale uso di tastiere, raggiunge livelli altissimi, così come la conclusiva ed emozionante Hope For Salvation.

Non era facile raccogliere l’eredità lasciata dai Purification. I Doomsday ci sono riusciti e lo hanno fatto con grande personalità. No Angel Wings non è certo un disco perfetto, ma è dagli errori che si impara e ci si migliora. Se Monster e compagni saranno costanti, se miglioreranno di album in album, allora arriveranno in alto, molto in alto. I presupposti, va detto, ci sono tutti.