:
- Philip Dickey - voce, batteria, chitarra
- John Cardwell - voce, chitarra, basso
- Will Knauer - chitarra
- Jonathan James - basso e batteria
1. Pangea
2. I Am Warm & Powerful
3. What’ll We Do
4. Travel Song
5. Oregon Girl
6. House Fire
7. Yr Broom
8. Anna Lee
9. Anne Elephant
10. Gwyneth
Broom
Un moniker perlomeno bizzarro e una buona dose di indie-pop di matrice americana ed ecco che si può gustare Broom, debut-album dei Someone Still Loves You Boris Yeltsin (d’ora in poi SSLYBY per evidenti motivi). La band americana sta davvero facendo scalpore negli States e bisogna dire che il merito è del tutto giustificato. Un sound vivace, dinamico ed energico è sicuramente l’ingrediente base della loro ricetta, ma ovviamente la dose di originalità e ancor di più di bravura nel songwriting risulta fondamentale per colmare la distanza tra una ordinaria band indie e il combo che può sfondare. Così gli SSLYBY, dopo aver fatto circolare sul proprio blog numerose registrazioni, frutto di un lungo e accurato lavoro, finalmente sono pronti a salire sul palco con un platter da lunga durata che sta letteralmente sgomitando per i primi posti nelle hit indipendenti a stelle e strisce. Per mezzo dei primi pareri positivi della critica, ma soprattutto del passaparola, la band ha visto crescere esponenzialmente i consensi e il contratto con l’attenta Polyvinyl Records è giunto puntuale, se non addirittura fulmineo.
Da qui dopo vertiginose comparazioni – alcune campate per aria come per i Wilco, altre davvero prestigiose come per gli Shins, uno dei maggiori fenomeni indie negli USA – i ragazzi di Springfield non perdono la testa, ma tra un tour promozionale e uno studio di registrazione, la ristampa ufficiale del primo Broom autoprodotto è lo snodo fondamentale per l’esportazione oltremare del loro sound.
Dieci brani per una durata – c’è da dire breve, ma almeno non ossessiva – di trenta minuti tengono dunque in lato pratico banco di prova delle capacità del quartetto americano. Individuare i pezzi migliori non è facile, visto l’equilibrio generale che governa le direttive dell’album. Il disco si mantiene infatti sempre su livelli alti, tanto nella tecnica espressiva, quanto in quella emotiva, con un mood vario, capace di alternare momenti più dinamici ad altri riflessivi. La soluzione della brevità dei brani può contribuire dunque in questo senso a concentrare in pochi minuti le emozioni e le soluzioni sonore trovate dalla band, evitando così inutili rivolti dispersivi. Dall’adrenalina iniziale di Pangea, ecco che si passa ai toni onirici di I Am Warm & Powerful o di Travel Song. Oltre a ciò uno dei capitoli più carichi di immagini è House Fire che dimostra influenze wave, miste alla matrice calda e avvolgente del folk di casa loro.
Si tratta insomma di un disco pieno di spunti che lasciano ben sperare sul futuro della band; oltretutto gli Someone Still Loves You Boris Yeltsin riescono ad esprimere i caratteri migliori della produzione indie tipicamente americana, gettando le basi per un possibile passaggio di consegne dal passato scenario musicale, con sue luci e ombre, a un presente che per ora si gode un tramonto a ciel sereno.