- Brian Warner aka Marilyn Manson - voce
- Brad Stewart aka Gidget Gein - basso
- Scott Putesky aka Daisy Berkowitz - chitarre
- Fred Streithorst aka Sara Lee Lucas - batteria
- Stephen Bier Jr. aka Madonna Wayne Gacy - tastiere
Guests:
- Trent Reznor - campionamenti e chitarre
- Chris Vrenna - percussioni e campionamenti
1. Prelude (The family trip)
2. Cake and Sodomy
3. Lunchbox
4. Organ Grinder
5. Cyclops
6. Dope Hat
7. Get your Gunn
8. Wrapped in Plastic
9. Dogma
10. Sweet Tooth
11. Snake Eyes and Sissies
12. My Monkey
13. Misery Machine
Portrait of an American Family
Dopo viaggi mentali attraverso squallide strade americane ed acidi allucinogeni, tra luci al neon di metropolitane abbandonate e notturni rave dal sapore malato e claustrofobico, nasce nel 1994 il primo vero album di Marilyn Manson che già da cinque anni lottava per raggiungere l'agognato successo.
Si immagina che sia alquanto inutile parlare di questo funambolico artista che senza dubbio è stato l'unica vera rock star degli anni Novanta, anche perchè chiunque fosse ancora all'oscuro delle piccole curiosità riguardanti questo alto e magro artista può avvalersi di dozzine di siti a lui dedicati, o ancor meglio di libri biografici sparsi ormai in tutto il mondo, a dimostrazione di quanto il nostro show man abbia ormai letteralmente sfondato.
Il suo shock rock che affonda le radici in acts quali Alice Cooper, Ozzy Osbourne e David Bowie esplode con questo album quando ormai l'America non ne poteva proprio più del disagio grunge fino ad allora imperante.
E così come una scossa terremotante, prodotto dallo stesso cantante e dall'amico Trent Reznor dei Nine Inch Nails, Portrait of an American Family fa irruzione nelle case di centinaia e centinaia di teen agers raccontando di viaggi ipnotici, acide visioni di droghe psichedeliche ma soprattutto di un messaggio tanto velato quanto basilare: l'unica via di fuga è l'alienazione.
Brian Warner infatti in questo esordio si sofferma sull'attuale situazione della società che imbalsamata dai mass media ci regala ipocrisia e marciume di fondo, dove la famiglia tipo americana sembra essere incatenata davanti alla Tv e da essa assoggiettata, e dire che la copertina è un perfetto disegno "cosmico" di questo suo primo concetto.
Ma nel disco vi è quasi una via di scampo dato che nonostante il torpore degli acidi si viene costretti ad aprire gli occhi e ad agire.
Musicalmente parlando ci troviamo di fronte ad un disco che mischia hard rock, elettronica visionaria e doomica, gotiche atmosfere morbose e riffate chirurgiche e potentissime.
Prima di allora niente era stato così dannatamente affascinante e al contempo violento, e in maniera del tutto originale l'esordio del "reverendo" fa subito breccia tra i giovani, e il boom stratosferico di Manson non era stato mai così vicino.
Nonostante l'album risulti essere obbiettivamente un pochino troppo lungo (a volte si assiste a marcati alti e bassi) in questo Portrait of an American Family troviamo davvero pezzi antologici; l'iniziale trittico è davvero di quelli che lasciano il segno, partendo per un efficacissimo preludio, passando per una sconvolgente Cake and Sodomy, e terminando con la famosissima Lunchbox, cavallo di battaglia della band.
Sul finire l'album riscopre il rock più viscerale con pezzi meno articolati ma ugualmente trascinanti, come Get your Gunn, Wrapped in Plastic e Dogma, regalandoci però prima una oscura e teatrale Dope Hat che ci incanala in un onirico mondo destabilizzante che probabilmente è la chicca del lotto.
Nel 1994 Marilyn Manson con la sua band faceva irruzione con questo debutto assolutamente valido che gli ha indubbiamente spianato la strada verso la futura notorietà.
Per quanto il trade mark di fabbrica era gia qui evidentissimo, i tempi del Super Anticristo devono ancora arrivare ma sicuramente chiunque abbia a cuore questo pazzo artista troverà interessantissimo il primo lavoro; palese quindi che chi proprio non sopporta il suo stile difficilmente potrà apprezzare la prima opera di tante altre che segneranno nel bene e nel male la musica rock di questo ultimo decennio.
La leggenda dell'allora venticinquenne Brian che ancora oggi non è terminata, ebbe ufficialmente inizio da qui, sta a voi adesso eliminare ogni forma di pregiudizio per valutare con occhio critico questa importante ascesa di questa nuova icona del rock duro, perchè piaccia oppure no, tra trenta anni sul muro delle celebrità osserveremo il cianurico volto di Marilyn Manson affianco a quello di John Lennon, David Bowie, Ozzy Osbourne, Elvis Presley, Lemmy Kilmister, Freddy Mercury, Mick Jagger, Kurt Cobain, Jim Morrison...