- Alessandro Bider - violoncello, clarinetto, tastiere
- Stefano De Ponti - chitarra baritonale, chitarra elettrica
- Andrea Avolio - batteria, percussioni, rumori d’ambiente
1. Il paese Immobile
2. Interludio I
3. Acqua Come Memoria
4. Interludio II
5. Colpi A Vuoto
6. Interludio III
7. Ricordo da un Senso di Appartenenza
8. Interludio IV
9. Declino e Caduta
Il Passato Riemerso
Una delle forme più elevate e concretamente applicate di musica ambient è quella di colonna sonora. E questo è proprio quello che elaborano i Passo Uno, trio italiano che, attivo da appena un anno e mezzo, ha elaborato con questo già tre lavori di pregiata qualità artistica. Infatti alla base delle loro produzioni sta un’attenta ricerca che non esiterei a definire filosofica. Si prefissano l’obbiettivo di raggiungere, a partire da un’immagine, il corrispondente effetto sonoro che sia qualitativamente adatto, se non addirittura il prescelto. Da qui si capisce come ogni effetto sonoro, anche il più banale, diventi il mezzo privilegiato, contenente in sé un significato particolare e atto a scaturire una precisa reazione nell’ascoltatore. Quando tale ricerca viene portata avanti in modo professionale, come dai Passo Uno, il risultato è poi davvero gratificante ed eccezionalmente piacevole all’ascolto. Si sa fin troppo bene come nell’immenso panorama atmosferico le produzioni di non eccellente valore siano all’ordine del giorno; ma il pretesto di giustificare con la semplicità una buona opera ambient qui non trova possibilità d’azione e il dubbio viene quindi stroncato sul nascere. Le singole tracce – nove in tutto – sprizzano un’energia antica.
Attraverso ogni arpeggio di chitarra, ogni suono, da quello più stravagante ed etereo a quello più minimalista, il fruitore di “Il Passato Riemerso” può approfittarne per essere trasportato via dal proprio luogo e spostarsi attraverso le molteplici situazioni paesaggistiche che compongono il film-documentario “Memorie di Crespi d’Adda – Il Passato Riemerso”, opera per la quale è stata appunto composto il full-lenght. Il platter, in qualità di colonna sonora, sembra seguire un proprio filo conduttore, un principio guida che costituisce la ragione trainante dell’opera. A partire da Il Paese Immobile si procede dunque in modo alternato tra interludi (di bellezza perlacea e irraggiungibile è il quarto) e brani denominati specificatamente. E’ un alternarsi molto rilassante e intrigante quello che caratterizza questi brani. Trasponendo poi le parole di Leopardi si riesce forse anche meglio ad esplicitare la fisionomia di questo disco: “E il naufragar m’è dolce in questo mare”. I fantastici versi de “L’Infinito” leopardiano rappresentano simbolicamente esattamente quello che è l’ambient nella sua ragione d’essere. Si tratta infatti proprio di un magico vagare quello in cui ci troviamo involontariamente quando si ascolta un disco atmosferico. L’insieme sonoro diventa di conseguenza un oceano di particolarità e di sfumature screziate che costituiscono un mondo ricchissimo di spunti e di riflessioni. Tutto questo sono i Passo Uno: davvero bravi.