- Erik Ravn - chitarra, tastiera, mandolino, cori
- Nils Patrick Johansson - voce
- Morten Gade Sorensen - batteria, percussioni, cori
- Andreas Lindahl - tastiere, cori
- Martin Arendal - chitarra
- Teddy “Dr.Muller” Moller - basso
Guests:
- Lisbeth Sagen - violino
- Tommy Hanses - organo, tastiera, percussioni, cori
- Tina Gunnarson - cori
- Niklas Kupper - cori
1. Demon Desire
2. Beautifool
3. The Raven
4. Faith (Apathy Divine Part I)
5. Envy
6. Snow (Apathy Divine Part II)
7. Sleep
8. I Shall Not Yield
9. Reason…?
10. Carpe Noctem – Seize the Night
11. Midnight Song (bonus track Europa)
The Shadow Cabinet
I danesi Wuthering Heights sono giunti al loro quarto album con questo The Shadow Cabinet, e nonostante nel corso degli anni abbiano subito numerose defezioni e continui cambi di line-up sono sempre riusciti a proporsi su buoni livelli, e soprattutto a creare un proprio stile, che pur affondando le radici in uno Speed/Power melodico e sinfonico, riesce a spaziare e divagare in territori folk/celtici ed anche Progressive, una continua evoluzione sonora ed una varietà di sonorità e stili favorita certamente anche dal continuo ricambio subito dall’ensemble danese. E proprio in tale contesto è da valutare positivamente l’ingresso nel 2003 del singer Nils Patrick Johansson al servizio di Erik Ravn, vero mastermind della band, infatti il nuovo vocalist, proveniente da importanti esperienze come quella con gli Astral Doors, dona un forte contributo di versatilità e potenza alla causa del combo danese.
E così The Shadow Cabinet se da un lato continua nel percorrere quel sound unico e molto personalizzato che già si era intravisto nei precedenti lavori, dall’altro cerca di limitare i richiami alle sonorità folk e celtiche, decidendo invece di puntare maggiormente sul lato Speed/Power della loro musica, quindi velocità e potenza hanno libero sfogo in una sezione ritmica spesso sostenuta, ma che non disdegna comunque repentini e talvolta bruschi cambi di ritmo. Sintesi ed esempio perfetto di tutto ciò è l’opener Demon Desire, la quale però sembra vacillare in una vastità di soluzioni che risulta difficile amalgamare in un unico contesto, cosa che invece riesce un pò meglio sia nella successiva Beautifool, che si muove tra continui richiami ai Blind Guardian ed inserti Prog/sinfonici, sia in The Raven, un mid-tempo in cui sono ancora i cambi di tempo a risultare poco convincenti. La parte centrale è senza dubbio la migliore del platter, si inizia con Faith, primo episodio di Apathy Divine, aperto da una introduzione tipicamente Folk il lungo brano è costellato dai soliti cambi di ritmo supportati stavolta da una maggior coerenza e da una buona linea melodica, che viene in parte ripresa nel secondo episodio Snow, maggiormente orientato però a sonorità Speed/Power, mentre ad intervallare i due episodi è posta Envy, uno degli episodi migliori, epicheggiante e dal forte sapore Folk, ma anche eccentrica ed inusuale nelle soluzioni, e poi la bellissima Sleep, aperta da un’intro affidata esclusivamente alla voce raschiosa ma potente di Johansson conserva una buona melodia Folk su una base tipicamente Power. Segue poi I Shall Not Yield, che mostra una struttura simile alle songs già ascoltate, ed anche se presenta maggiori stacchi Progressive, alla fine è proprio questa stessa struttura che sembra ripetersi all’infinito che rischia di stancare l’ascoltatore, e lo stesso avviene con Carpe Noctem – Seize the Night, mentre Midnight Song, bonus track per il mercato europeo, è una discreta power ballad senza lode né infamia.
Alla fine limiti e pregi di The Shadow Cabinet sembrano convogliare entrambi nella stessa direzione, perché se da un lato le soluzioni, spesso affidate a stacchi Prog o Folk e a repentini cambi di ritmo, non risultano mai scontate, banali, o copiate, dall’altro il ripetersi continuo della stessa formula rischia di diventare ripetitiva e conseguentemente di perdere la sua efficacia. Da rivedere infine alcune soluzioni fin troppo azzardate ed estroverse.