- Carl McCoy - voce
- Nephilim - tastiere e strumenti vari
- Capachino Carter - chitarra, basso, batteria
1. Shroud
2. Straight To The Light
3. New Gold Dawn
4. Requiem XIII-33
5. Xiberia
6. She
7. Mourning Sun
Mourning Sun
Il 2005 ha visto il ritorno del celebre gruppo di Carl McCoy, i Fields Of The Nephilim, riemersi nel panorama internazionale con il loro Gothic Rock molto caratteristico e personale, che negli anni Ottanta si è distinto insieme alle proposte di Sisters Of Mercy e Bauhaus. E se in passato i Fields Of The Nephilim rappresentavano, insieme alle altre due bands, una chiara derivazione della scena Post Punk inglese, con Mourning Sun essi portano a compimento valide parti strumentali/orchestrali, raggiungendo meandri musicali poco esplorati precedentemente. Le tastiere funeree tipiche del Darkwave vengono qui riprese in una chiave più atmosferica e sinfonica, apparendo meno acide e più calibrate: lamenti e suoni agghiaccianti si inseriscono con efficacia nell’orchestrazione, affascinando l’ascoltatore e facendolo immergere nella nuova dimensione Fields Of The Nephilim.
Non mancano di certo gli episodi più tipici della scuola Gothic Rock, in pieno stile Christian Death e Sisters Of Mercy, ma l’attitudine di McCoy è assai cambiata nel modo di concepire le strutture delle canzoni: esiste infatti un filo conduttore che lega tutta l’opera e la rende varia nelle sue diverse parti.
Splendido l’avvio di Mourning Sun con Shroud (Exordium), un crescendo emozionante all’insegna di tastiere e chitarra, con voci sussurrate, tanta elettronica di sottofondo e un ritmo cadenzato assai trascinante. Straight To The Light è la prima vera e propria traccia Gothic Rock dell’album, descritta da linee di basso marcatissime, tipicamente Darkwave, da archi avvolgenti e da basi elettroniche che richiamano i Clan Of Xymox.
Altrettanto strutturata in modo convincente è New God Dawn, Gothic Rock sostenuto da una voce espressiva e determinata, che riprende le sperimentazioni più moderne del genere, pur mantenedo un’integrità di fondo che scava indietro negli Ottanta. Tocca quindi a Requiem XIII 33 (Le Veilleur Silencieux) il compito di creare un’atmosfera Dark-Ambient che non disdegna delle sperimentazioni cosmiche di Elizium, garantendo un momento di relativa quiete all’interno di Mourning Sun.
Xiberia (Seasons In The Ice Cage), come da titolo, appare gelida e il suo feeling caotico, elettro-dark e confusionario attrarrà l’ascoltatore, creando un vortice claustrofobico e contorto.
Passaggio più disteso e lento è She, votato ad evidenziare le belle melodie della voce ma privo di soluzioni all’avanguardia, che possano farlo distinguere all’interno di uno scenario più ampio; la title-track mid-tempo che chiude l’album è un altro tipico esempio di Gothic Rock, meno connesso al Post Punk inglese perché tendente ad una matrice Metal evidente nell’approccio più aggressivo delle chitarre e nell’alone prodotto dalle tuonanti tastiere.
In definitiva, Mourning Sun rappresenta un nuovo innovativo capitolo di una formazione sempre capace di trasformare emozioni ed immagini in musica, riuscendo a riunire in un unico genere Gothic, Electro-Dark e spunti Avant-garistici e a realizzare sonorità originali e per nulla scontate. Si consiglia l’ascolto del disco non solo ai nostalgici dei timbri Dark degli Ottanta rivisti in chiave moderna, ma anche a tutto il pubblico gotico moderno, che potrà assaporare un’opera ricca di passione e di sperimentalismo, diversa da ciò che viene proposto dalla maggior parte dei gruppi della scena europea.