- B’Hellmouth - Voce
- Medico - Chitarra
- X Undead - Basso
- El Diablo - Batteria
Disco 1 (The Awakening):
1. Everything Is Not Under Control
2. Follow Your Programming
3. Sever
4. Blood Fever
5. Twlight Of The Flies
6. Disaster Song
7. This Crowd Is Crushing Me
8. Flail Of God
9. Virulence
10. Scapegoat
11. The Unclean
12. Anthropophagi
13. Vital Signs
14. I Am Every Dead Thing
15. Transmission
Disco 2 (The Awakening Soundtrack):
1.The Decision Is made
2. The Fear
3. Amid The Ruins
4. Dark Waves
5. End of The Chase
6. Yangtze River
7. A Crushing Tide
8. Territorial Standoff
9. The Final Moments
10. Amid The Ruins (Reprise)
11. Pervasive Infection
12. Deadly Strain
13. Genetic Recombination
14. Life Degenerates
15. The Awakening
The Awakening
Ossessionati dai B-movies horror e splatter e travestiti da veri e propri morti viventi, gli inglesi Send More Paramedics propongono una singolare miscela tra Thrash Metal, Hardcore e tematiche orrorifiche da loro stessi denominata Zombiecore; questo genere comunque non ha assolutamente niente a che vedere con il Grind-Core, molto più violento, macabro e veloce del sound dei quattro zombie britannici.
Forti di due full-lenghts, due split album con i The Nothing e gli Zombie Apocalypse e numerose apparizioni live tra le quali un tour estivo in Inghilterra, due settimane di supporto agli Offspring nel loro tour europeo e l’apparizione al Download Festival 2005, la band pubblica un nuovo lavoro, un concept album ambientato in un 2025 dove la popolazione mondiale è colpita da una devastante epidemia che uccide rapidamente per poi trasformare le malcapitate vittime in morti viventi affamati di carne umana; una storia non di certo originale, ormai usata ed abusata in decine di libri, film e videogiochi horror.
The Awakening è suddiviso in due cd: il primo comprende l’album vero e proprio, il secondo è costituito da una ipotetica colonna sonora Ambient ispirata alle inquietanti composizioni del regista dell’orrore John Carpenter, e include inoltre i video di Zombie Crew e Nothing Tastes Like This, tratte dai precedenti album della band.
Apre le danze riff coinvolgente e thrasheggiante di Everything Is Not Under Control, dove ritmi pesanti e ossessivi e assolo ultraveloce in stile Death floridiano si uniscono allo screaming acuto del cantante B’Hellmouth, non sempre eccelso ma comunque abbastanza azzeccato; questa violenza è però mitigata dai ritornelli più catchy e melodici, dove emerge il sound punk dei quattro.
Follow Your Programming, molto veloce ed incalzante, privilegia invece il lato Hardcore della band, così come la successiva Sever, intervallata da un accordo di basso molto atmosferico, e la seguente Blood Fever, contraddistinta da un refrain molto accattivante che sfocia alla fine del brano in un ruggito disperato. Seguono due pezzi poco rilevanti: la veloce Twilight Of The Flies, resa poco coinvolgente da una voce molto monotona, e Disaster Song, con linee vocali anche qui banali e a tratti quasi rappate.
Buona invece la seguente The Crowd Is Crushing Me, caratterizzata da riff Thrash molto pesanti e coinvolgenti, intervallati però da ritornelli più melodici che rovinano l’atmosfera malvagia che si andava creando. Flail Of God, uno dei pezzi migliori del platter grazie ad un riff molto azzeccato e ad un assolo finale che ricordano molto i Pantera di Cowboys From Hell, si muove sulle stesse coordinate, risultando ancora più cattiva della precedente sebbene anche qui linee vocali non sufficientemente arrabbiate rovinino in parte l’ottima trama strumentale.
Virulence è l’ennesimo brano veloce in stile Hardcore, che risulta però ancora più noioso dei precedenti a causa di una eccessiva ripetitività; l’atmosfera cambia decisamente con Scapegoat, pezzo lento ed ossessivo reso ancora più inquietante da un growl grezzo e disperato.
Da questo punto in avanti la band si perde per strada: The Unclean, Anthropofagi, Vital Signs, I Am Every Dead Thing si rivelano tutti pezzi banali che nulla aggiungono alla prima metà del disco ma anzi annoiano con trame strumentali scontate e ripetitive e uno screaming piatto, molto poco ispirato e a volte fastidioso e per niente azzeccato. Leggermente migliore la conclusiva Transmission, ma il livello si mantiene comunque molto inferiore rispetto alla prima parte.
Per quanto riguarda il secondo disco, non si tratta di certo di un capolavoro di originalità, ma le atmosfere, in particolare nelle parti più cupe e claustrofobiche (The Decision Is Made, The Fear, Dark Waves, A Crushing Tide, Pervasive Infection), sono molto azzeccate.
The Awakening è dunque un lavoro mediamente buono, che propone una commistione di generi dinamica e originale sebbene non sempre perfettamente azzeccata; un lavoro che può essere apprezzato sia da chi ama il Metal sia da chi ama il Punk più pesante, ma che probabilmente lascerà molto perplessi i fan del Grind-Core old school.