- Aaron Turner - chitarra, voce
- Aaron Harris - batteria
- Jeff Caxide - basso
- Mike Gallagher - chitarra
- Cliff Meyer - elettronica, chitarra
1. Wrists Of Kings
2. Not In Rivers, But In Drops
3. Dulcinea
4. Over Root And Thorn
5. 1000 Shards
6. All Out Of Time, All Into Space
7. Holy Tears
8. Firdous E Bareen
9. Garden Of Light
In the Absence of Truth
Sono trascorsi quasi dieci anni da quel timido ma persuasivo debutto intitolato Mosquito Control, ma gli Isis hanno ancora potenzialità enormi dal punto di vista creativo, potenzialità che si manifestano in modo spontaneo in ogni full-lenght, assumendo forme inaspettate e di certo personali. Il sound del gruppo californiano capitanato da Aaron Turner ha raggiunto livelli di sperimentazione notevoli, abbracciando generi assai distanti fra loro, visibili nell’approccio Hardcore di diverse sezioni, negli spunti avant-garistici, nelle acide distensioni psichedeliche o nel mood Doom-Sludge che accompagna l’atmosfera di ciascuna canzone. Tutti questi elementi si erano intrecciati impeccabilmente sia in Oceanic che in Panopticon, le due pubblicazioni che hanno fatto puntare il riflettore su questa realtà in costante evoluzione non solo da parte del pubblico Core mondiale: giunti quasi alle porte del 2007 con un enorme bagaglio di esperienze, maturato in dieci anni di tour estenuanti e di uscite sempre all’avanguardia, gli Isis si ripresentano con In The Absence Of Truth, opera che si prospetta una delle migliori nel suo genere, elevandosi al livello di Oceanic e Panopticon.
Wrists Of Kings evidenzia subito come gli Isis curino il timbro nei minimi dettagli, delineando un alone Sludge di grande effetto, figlio di quel Panopticon che tanto aveva stupito per la sua drammaticità: viene conferito maggiore spazio alla voce di Turner, dal tono decadente e carico di sconforto, affiancata dal soffocante incedere delle chitarre, melodiche e snelle nel clean, opprimenti e profonde nel distorto. Schiudendosi in un climax sonoro nel finale, Wrists Of Kings, sempre legata concettualmente all’analisi delle politiche condotte dall’uomo nella storia, lascia posto a Not In Rivers, But In Drops, plasmata su giochi di chiaroscuro di grande spessore artistico, che alternano alle architetture spalmate dalle chitarre clean le sferzate impetuose dell’Hardcore. Rispetto a Panopticon la batteria appare più elaborata e varia nel suo approccio, sebbene l’atmosfera monotona descritta nel precedente album fosse pervasa da un fascino oscuro ed irripetibile.
Episodio straordinario per la sua carica emotiva è Dulcinea, dotato di una batteria a tratti tribale, perfetto accompagnamento per un tappeto di chitarre clean deliziose e struggenti: si descrive un’atmosfera fredda e razionale, dove ogni singola nota dell’intreccio delle chitarre assume un valore speciale, prima di sfociare in un’esplosione attesa da troppo tempo.
Over Root And Thorn è densa di quelle influenze Post-Rock/psichedeliche che tanto avevano segnato Panopticon: e se dapprima si percepisce una direzione onirica e slanciata, in seguito la composizione volge verso meandri profondi e penetranti, dilaganti di effetti e cupi nella loro forma.
Sullo stile di Dulcinea è 1000 Shards, calibrata ed impeccabile nella sua evoluzione interna, trasudante di emozioni ed imprevedibile. Episodio trascurabile è invece All Out Of Time, All Into Space, intermezzo di stacco delineato dai synth.
Tormentata ed inquietante è Holy Tears, che lascia trasparire frammenti musicali tipicamente Neurosis e Godflesh, perfettamente inscritti nella solita cornice atmosferica degli Isis. Le sonorità di Firdous E Bareen, strumentale Post-Rock, passano del tutto inosservate rispetto a quelle di Garden Of Light, raffinata traccia che si estende con facilità da un registro stilistico all’altro, mettendo in rilievo le abilità di Aaron Turner e compagni.
L’uso del sintetizzatore e dell’elettronica si è fatto più ampio in In The Absence Of Truth e il risultato è differente da tutto ciò che gli Isis hanno prodotto fino al 2006: tuttavia, il punto di forza della band è ancora costituito dall'abilità con cui i californiani riescano a legare timbri sperimentali in modo così cerebrale ma così spontaneo.
In definitiva, In The Absence Of Truth è un disco complesso ma capace di affascinare già dal primo ascolto: forse la prima parte dell’album potrà apparire come la continuazione di Panopticon, nonostante vengano presentati elementi nuovi ed inaspettati.
Certamente In The Absence Of Truth si colloca ad un livello inferiore rispetto al maestoso ed eterno predecessore, ma le soluzioni proposte rendono onore ad una band fondamentale per la storia del Rock/Metal moderno, una realtà dinamica ed in grado di conciliare sfere musicali quasi opposte, ma sempre all’insegna dell’avanguardia.