- Mortiis - composizione
Guests:
- Fredrik Bergstrom - batteria
- John Prozac - campionamenti
- Chris A - chitarre
- Alzahr e Nichlas Trane - basso
- Asa Anveden e Staffan Wieslander - violoncello
- Johanna Wetter e Cecilia Lindgren - violino
- Sarah Jezebel Deva - soprano
- Martina Binder e Suvituulia Virtanen - cori femminili
- Mika Lindberg e Raptor - cori maschili
1. Scar Trek / Parasite God
2. Flux / Mental Maelstrom
3. Spirit in Vacuum
4. Monolith
5. You Put a Hex on me
6. Everyone Leaves
7. Marshland
8. Antimental
9. Smell the Witch
The Smell of Rain
Il folletto Mortiis, dopo aver abbandonato i blackster Emperor rinasce con questa sua band solista che nel corso degli anni ha sempre più guadagnato terreno.
Partito con albums cupissimi e colmi di malinconia nel pieno stile black ambient, decide di dare una bella sterzata alla sua musica nel 2001 con questo The Smell Of Rain.
Lui stesso la definisce "la seconda Era", ed infatti è proprio di questo che si tratta, di una nuova era, la seconda appunto, dell'introverso norvegese.
Abbandonate lunghissime e tristissime riflessioni, il nostro si dedica ad una musica che paga pesante tributo a tutta la scena anni Ottanta della New Wave e della Darkwave.
L'impatto è fortissimo e non tutti infatti apprezzano il lavoro che snobbato dai più, ad onor del vero invece riscote consensi dalla critica specializzata.
Il disco apre subito con la tribale e ancestrale Parasite God, che mette subito in evidenza la nuova matrice; ritmi lenti e profondi, melodie oscure ma in fondo orecchiabili, elettronica dai rimandi Depeche Mode-iani e, novità delle novità, la voce del folletto che per la prima volta la fa da padrone su un suo pezzo.
Come lui stesso confessò, fu una esperienza difficile, non essendo lui un cantante, ma dopo aver preso confidenza è riuscito a dare il meglio di sè, e la voce che possiamo ascoltare su questo platter appare robotica ma espressiva, cupa ma melodiosa.
Il pezzo è abbastanza lungo e c'è spazio anche per un interessante sassofono e per un mood quasi crepuscolare ed evocativo. L'esplosione è poi nel perfetto refrain, uno dei meglio riusciti del lotto, che senza dover scendere ai soliti clichè del metal, sa essere rabbioso e graffiato ma al contempo diretto, penetrante e catchy. Questa stessa formula viene riproposta continuamente, cosi che non c'è un momento del tutto sottotono.
You Put A Hex On Me non si può non menzionare: trascinante e nevrotica ci porta ad un altro magnifico refrain, di quelli che si inseriscono nella mente e non si smuovono più per molto tempo.
Anche qui ci troviamo di fronte ad un pezzo oscuro come la cara Darkwave insegna, ma le contaminazione industriali e quelle atmosfere ambient di cui comunque il norvegese è maestro fanno sempre capolino, e a buon ragione.
Segue Everyone Leaves che è la ballad del disco e che ha un mood fiabesco, viaggiando tra il gotico e il trance. Davvero lodevole questa prova che ci mostra sette minuti di pura poesia, ascoltare per credere. Ancora una volta è il ritornello a riscotere i migliori consensi, dove la voce di Mortiis si confonde con quella della nerboruta Sarah Jezebel Deva (corista, fra i tanti, dei blackster inglesi Cradle of Filth).
Ed è di certo un trittico perfetto questo, perchè inizia subito Marshland altro pezzo che, dopo i momenti riflessivi e romantici della precedente canzone, ci concede ottimi spunti come al solito profondi, intensi ed evocativi, comunque incisivi, potenti e sfocianti in un industrial melodico e "romanzato".
Chiudono questo buonissimo album due pezzi che non smentiscono le interessanti sperimentazioni di The Smell Of Rain, ed anzi certificano quanto sia valido l'intero contenuto di questo album che al tempo fece rimanere molti fans spiazzatissimi.
Questa sterzata a certo Darkwave e New Wave di matrice anni Ottanta, questa elettronica debitrice ai padri Depeche Mode, e questi piccoli vagiti di industrial stile Marilyn Manson lasciarono l'amaro in bocca a molti vecchi aficionados, ma ha dato modo a questo artista di crescere ulteriormente, di farsi conoscere da una nuova frangia di ascoltatori, ed approdare cosi in un nuovo mondo musicale.
Il cammino di questa Era:II continuerà con quella che venne chiamata Era:III, ovvero l'avvento ad una formala propriamente Industrial Metal.
Un percorso creativo più umano che musicale e che ha permesso al nostro di andare avanti, oltre i suoi confini che lo avevano rinchiuso come in una teca.
The Smell Of Rain è un disco a cui non manca nulla, un disco universale e che ci regala molti bei momenti, come i grandi ritornelli, forse vera forza dell'intero platter.
Date anche voi un'opportunità a questa nuova veste di Mortiis, specie se in passato eravate rimasti scettici a questo repentino e inaspettato cambio di muta.
L'unico ponte tra la precedente attitudine e la futura totale metamorfosi.