- Sel Balamir - chitarra, voce
- Matt Brobin - batteria
- Neil Mahony - basso
1. Gustav's Arrival (03:35)
2. O Fortuna (06:22)
3. Insider (04:30)
4. Mongrel's Anthem (04:27)
5. RIP (03:35)
6. Strange Seas Of Thought (06:04)
7. Procedures (05:15)
8. Elysian Gold (04:51)
9. Oort (01:31)
10. What Is Music? (06:06)
11. Hymn Of The Aten (05:48)
12. Map Of An Imaginary Place (06:59)
Insider
Ormai potenzialmente maturato dopo la pubblicazione del debutto omonimo del 2004 e del successivo ep The Astronaut Dismantles HAL, il terzetto inglese riunito sotto il moniker di Amplifier si ripresenta al grande pubblico con la seconda opera, Insider, che scava sempre nei meandri del Rock alternativo sperimentale, senza disdegnare qualche influenza più progressiva, apparentemente elegante e ben studiata.
La band capitanata da Sel Balamir sta cercando di compiere un percorso graduale verso l’acquisizione di uno stile personale, che non faccia apparire più il progetto Amplifier come clone di acts quali Tool o Radiohead, ma questo Insider fatica a costituisce un interessante esempio di quanta esperienza abbiano acquistato i tre britannici.
L’intro strumentale Gustav’s Arrival, decisamente Progressive oriented, è ricca nel suo sound e nel suo ritmo coinvolgente, fatto di una batteria elaborata e di riff veloci e melodici delle chitarre. O Fortuna è un capitolo Alternative, che permette di accostare gli Amplifier a band della nuova generazione britannica come gli Oceansize: la composizione non sarà certamente originale nel suo mood ma gli Amplifier interpretano efficacemente il brano, anche dal punto di vista vocale, grazie all’ottima esecuzione di Balamir.
Come sempre viene conferito largo spazio agli effetti delle chitarre, per costruire quel timbro spaziale che caratterizza il genere alternativo più legato allo sperimentalismo dei suoni; ne rappresenta un esempio la splendida title-track, spalmata nella sua convincente struttura e capace di cullare nel suo alone avvolgente.
Il resto dell’album appare invece piatto e deludente rispetto alle geniali idee esibite in passato da Balamir e compagni: il gusto alternativo che pervade il disco per la sua intera lunghezza è quasi scontato, e i ritmi prog disegnati spesso non si legano perfettamente al contesto musicale dei nuovi Amplifier.
Episodi come RIP o Strange Seas Of Thought non sono sicuramente carichi di quella marcia in più dell’album di debutto; troppo confusionario in svariate sezioni, Insider non rimane impresso nella mente dell’ascoltatore: neanche le sperimentazioni elettroniche come What Is Music? convincono a pieno perché ciò che manca è una struttura valida della canzone. I chiaroscuri sono spesso solo accennati (Hymn Of The Aten, che salva il finale dell’album) e le chitarre appaiono ripetitive ed insipide nel loro approccio.
Ci si aspettava decisamente di più da Balamir, Brobin e Mahony, che non riescono ad eguagliare neppure l’ep The Astronaut Dismantles HAL che, pur nella sua brevità, aveva costituito una grande prova da parte dell’act inglese. Dopo l’ascolto di Insider si resta scettici sulle scelte adottate dal combo, dotato di eccellenti capacità di song-writing, ma forse troppo avventato nello stendere le dodici canzoni che formano il platter. Si dovrà rimandare una potenziale consacrazione della band alla terza uscita, sperando in una ripresa del mood presentato sul primo full-lenght, dove melodia ed effetti si connettevano splendidamente, dando vita a composizioni complesse e ragionate.