Gli americani Wolf Eyes ormai sono conosciuti in tutto il mondo per una originalità che li ha portati addirittura a livelli da mainstream per una band di tal genere. La loro elettronica in quest’ultimo Human Animal è quanto mai agghiacciante e conferma un curriculum che ormai affonda le sue radici in un’epoca risalente a una decina di anni fa. Le otto tracks che formano questo lavoro costituiscono dei casi più unici che rari di elettronica quasi demoniaca, fredda e imperturbabile, in perfetto allineamento con l’aurea esoterica che attornia il trio del Michigan. Si tratta di un sound selvaggio, ma ordinato, come a voler dire che c’è un senso nella pura malvagità. Questo disco è pertanto seriamente spettrale, incute con successo ansia nell’ascoltatore; le sonorità a volte industriali, per lo più meramente cacofoniche, infastidiscono l’udito e lo accerchiano in modo minaccioso.

Ognuno degli otto capitoli trae ricchezza ed energia vitale da espedienti sonori oscuramente introversi, di cui è una perfetta immagine l’artwork. L’ordine caotico, nonostante sia un ossimoro bello e buono, trova qui come ragione di essere. A insinuare maggior disagio e senso di oppressione intervengono suoni simili a voci urlanti, disperate. Nella title-track ad esempio il trio americano tocca addirittura livelli grind.
Insomma l’estremo per eccellenza è contenuto in Human Animal; disco davvero pesante, verrà sicuramente snobbato dagli amanti delle sonorità industriali più razionali, mentre soddisferà certi ambienti di nicchia, dediti ad ascolti noise, hardcore, grind, o magari alle sonorità dark ambient più introverse e complesse. Nonostante ciò è un disco talmente sui generis che non può pretendere di creare eccessivo scalpore.