- Ade Jackson - basso
- Andrew Craighan - chitarra
- Aaron Stainthorpe - voce
- Hamish Hamilton Glencross - chitarra
- Sarah Stanton - tastiera
1. To Remain Tombless (06:06)
2. L'Amour Detruit (09:08)
3. I Cannot Be Loved (07:04)
4. And I Walk With Them (06:37)
5. Thy Raven Wings (05:22)
6. Love's Intolerable Pain (06:14)
7. One of Beauty's Daughters (05:40)
8. Deeper Down (06:28)
9. The Blood, The Wine, The Roses (08:21)
A Line Of Deathless Kings
Nella storia del Doom i My Dying Bride, sin dal lontano 1992, sono rimasti fedeli al sound originale della prima pubblicazione As The Flower Withers, cambiando di pochissimo il proprio registro stilistico e realizzando otto album parecchio simili nell’approccio e nella direzione musicale. Giunti al 2006 con un notevole bagaglio di esperienze, Aaron Stainthorpe e compagni portano a compimento la nona opera della loro carriera con questo A Line Of Deathless Kings, introspettiva continuazione di ciò che era stato Songs Of Darkness, Words Of Light (2004): la collaborazione ormai storica con la connazionale Peaceville Records non subisce alcun mutamento e i My Dying Bride si ripresentano al pubblico portando con sé il solito alone decadente che ha contraddistinto ogni platter.
Il Romanticismo nero del quintetto inglese si riscopre attraverso i massicci riff di chitarra, alleggeriti dall’interevento delle tastiere sinfoniche o dalle sezioni di chitarra clean, cupe e raffinate.
E’ certamente impossibile rimanere impassibili davanti al sentimentalismo esibito dai My Dying Bride, a partire da To Remain Tombless, un Doom veramente demoniaco nel suo sviluppo impetuoso, costruito su patterns di batteria penetranti e su un’atmosfera lugubre, più vicina al predecessore del 2004 che al resto della discografia passata. La traccia non colpisce direttamente nel profondo come il combo avrebbe potuto fare, ma Aaron riesce subito a riscattarsi con la splendida Lamour Detruit, un vero e proprio lamento che si erge dalle anime dei cinque musicisti: elegante e tenebrosa, la parte centrale propone linee di chitarra clean inusuali per le attitudini stilistiche della band. Anche I Cannot Be Loved ripercorre la stessa scia della precedente, interpretata ottimamente dal tono malinconico di Aaron e trasudante passione da ogni singola nota.
Più semplice nella sua forma è la quarta And I Walk With Them, dotata di una buona distensione sonora con organi liturgici e tastiere in sottofondo, disperati ed agghiaccianti; le atmosfere dei My Dying Bride sono qualcosa di soffocante che inquieta ed affascina, come dimostra il binomio Thy Raven Wings e Loves Intolerable Pain, più elaborate ed articolate nell’alternanza di passaggi sostenuti ad intervalli spalmati e melodici.
One Of Beauty’s Daughter attrae con il suo sound a tratti campionato, che trascina nel triste vortice di Aaron, privo di luce e di speranza, mentre Deeper Down non convince per la sua prevedibilità e ripetitività. Tuttavia The Blood, The Wine, The Roses chiude in maniera egregia il disco, con i suoi colori bui e freddi, simbolo indelebile di una vera filosofia musicale, quale quella interpretata dal five-piece dello Yorkshire.
Un oscuro e gelido abbraccio la musica dei My Dying Bride, così ricercata ed introspettiva: A Line Of Deathless Kings sembra essere l’opera che riassume il lavoro prodotto dalla bands in quasi quindici anni di attività, poiché gli elementi di ogni album convergono e plasmano ancora una volta l’inconfondibile Doom che ha caratterizzato capolavori come The Angel And The Dark River o Like Gods Of The Sun. Il genere è costantemente riproposto e la band è praticamente ferma nelle sua evoluzione fin dall’inizio, ma agli irriducibili del Doom piace così.