- John Meredith - chitarra e voce
- Arun Chaudhary - basso
- Josh Carothers - batteria
1. Hung By The Bootstraps (02:28)
2. G Samsu (01:58)
3. To Lose Tourette's (02:47)
4. Land Of The Lost (02:12)
5. I Hit My Head (02:53)
6. Rayuela (02:09)
7. Gurus (01:40)
8. Dolphin Fight (01:30)
9. Doomed (02:12)
10. Irrational Number (03:21)
11. My Revenge (01:54)
12. Syntax Error (02:30)
13. This Is Not A Test (04:38)
14. Knucklehead (00:52)
IV
Formatisi a metà anni novanta nella città di New York, più precisamente nella zona di Williamsburg a Brooklyn, gli I Farm giungono all'ormai quarto capitolo discografico della propria carriera. Il terzetto, composto dal cantante nonché chitarrista John Meredith, dal bassista Arun Chaudhary e dal batterista Josh Carothers, può vantare un'attività live invidiabile, che nel corso degli anni ha visto il gruppo stesso supportare grandi nomi del Punk come Anti-Flag e Dillinger Four. IV è il secondo full lenght del complesso americano prodotto dalla Go Kart Records e, dal punto di vista grafico, si presenta piuttosto male. La copertina, obbiettivamente oscena, ed il booklet, troppo scarno, non rendono infatti giustizia ad un lavoro con parecchi spunti di notevole interesse.
Il disco con cui si ha a che fare si rivela fin da subito davvero sorprendente. Non si tratta infatti di puro e semplice Hardcore, bensì di un sound nettamente più variegato e sperimentale. Nell'album trovano spazio brani di diverso tipo, da quelli prettamente Punk Rock ad altri con una maggiore componente aggressiva, quasi a sfiorare, nel caso della conclusiva e furiosa Knucklehead, la violenza del Grindcore. Comunque sia, il trio di Williamsburg sembra voler andare oltre i soliti schemi, ricorrendo a soluzioni piuttosto inusuali attualmente. Vedere in tracklist pezzi che si aggirano intorno ai due minuti di durata può trarre in inganno, in quanto, oltre che ad una buona dose di ferocia, gli I Farm mettono in campo una creatività sbalorditiva, soprattutto considerato il genere suonato dai tre statunitensi, sempre poco incline a cambiamenti ed innovazioni di tipo sonoro e lirico.
Le tracce che compongono IV sono in totale quattordici, ognuna con una sua base solida e delle caratteristiche in grado di renderle perlomeno riconoscibili all'interno del lotto, fattore questo apparentemente scontato, ma che invece, specialmente in ambito Hardcore, resta fin troppo spesso secondario. Spiccano quindi canzoni come To Lose Tourette's, capace di amalgamare ad un pizzico di melodia elementi della tradizione Noise, chitarre in particolare, Rayuela, dotata di cambi ritmici impressionanti e sonorità a tratti Prog, esempio dell'evoluzione di cui sono promotori gli I Farm, e Dolphin Fight, altra grande dimostrazione, strumentale stavolta, di tecnica e classe da parte della band americana. Il difetto principale del disco è però quello di essere poco accessibile ai più, necessitando infatti di numerosi ascolti per poter essere compreso ed assimilato, limitando di conseguenza, purtroppo, il numero dei possibili acquirenti.
Non c'è dubbio che gli I Farm preferiscano la sostanza anziché i dettagli e IV lo sottolinea ancora una volta. Il quarto disco della band statunitense è il tipico lavoro modesto, senza fronzoli né sbandieramenti vari, reso singolare da soluzioni all'avanguardia e da sonorità talvolta persino isteriche. Proprio per questo motivo, però, l'ascolto di IV è raccomandato esclusivamente agli appassionati del genere con una discreta apertura mentale.